I prossimi mesi potrebbero essere difficili per i prezzi del rame. I fondamentali, ma anche l’analisi tecnica, indicano che la primavera e l’estate porteranno ribassi per il metallo rosso.
Naturalmente, le sorti potrebbero cambiare se l’economia cinese dovesse mostrare una crescita che per il momento è invece deludente. Il gigante asiatico, che consuma più della metà del rame mondiale, sarà ancora una volta il direttore del mercato.
Male la domanda cinese e male l’edilizia negli Stati Uniti
Tuttavia, fino ad oggi, i segnali che arrivano dalla Cina non sono incoraggianti. Il Congresso Popolare Cinese ha recentemente fissato come obiettivo di crescita economica per il 2023 un deludente 5%, un livello assai inferiore rispetto ai precedenti obiettivi di crescita. Secondo Bloomberg, la domanda cinese subirà un calo ulteriore in futuro visto che l’obiettivo per le vendite di titoli di stato locali (che sostengono gli investimenti in infrastrutture) è apparso molto modesto.
Nel frattempo, l’edilizia (settore trainante per il rame) è rallentata un po’ dovunque. Negli Stati Uniti, per esempio, gli ultimi dati (U.S. Census Bureau) indicano una contrazione mensile di 1,8 miliardi nella spesa per opere edili tra dicembre 2022 e gennaio 2023.
La spada di Damocle delle scorte di rame che si stanno accumulando in Congo
Ma i venti contrari per i prezzi del rame arrivano anche sul fronte dell’offerta. Come riporta Bloomberg, nella Repubblica Democratica del Congo ci sono circa 120mila tonnellate di rame bloccate. Si tratta delle conseguenza di una disputa sui pagamenti delle royalty tra la società cinese CMOC Group e un gruppo minerario statale congolese che ha ottenuto l’interruzione delle esportazioni a metà luglio dello scorso anno. Intanto, la miniera ha continuato a funzionare a pieno regime, accumulando metallo che, prima o poi, dovrà essere esportato. E non stiamo parlando di quantità insignificanti visto che rappresentano circa il 7% della produzione mensile globale. Quando queste scorte verranno rilasciate sul mercato, è facile immaginare quali effetti depressivi avranno sui prezzi del rame.
Anche le crescenti preoccupazioni per l’andamento dell’economia globale giocano contro i prezzi del metallo rosso nel breve termine. La scorsa settimana, il presidente della Federal Reserve americana (FED) ha disegnato un quadro fosco. In particolare, ha ribadito il desiderio della FED di raggiungere un tasso di inflazione del 2%, ma ha chiaramente detto che il percorso sarà molto accidentato.
Oggi, 13 marzo, il rame LME a 3 mesi quota 8.666 dollari per tonnellata.
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