C’è un prezzo da pagare per un tramonto perfetto sulle Dolomiti e non è solo quello dei 5 euro da pagare ai tornelli. Lo sanno bene gli abitanti dell’Alto Adige, che da anni assistono impotenti alla trasformazione delle loro montagne in un set permanente per influencer e turisti improvvisati.
Il problema è serio. Frotte di visitatori, attirati da foto virali sui social, si riversano ogni giorno su sentieri un tempo tranquilli, calpestando prati privati e lasciando dietro di sé spazzatura e caos. A Seceda e alle Tre Cime di Lavaredo, si è arrivati a code da 4.000 persone al giorno per uno scatto instagrammabile. La reazione di alcuni proprietari è stata drastica: tornelli a pagamento per limitare l’accesso.
Tornelli, multe e divieti
La legge italiana garantisce l’accesso libero ai parchi naturali, ma i contadini del posto che hanno installato i tornelli non hanno ricevuto alcun richiamo ufficiale. Le nostre autorità preferiscono aggirare il problema con dichiarazioni vaghe e rimpalli di responsabilità.
Intanto, da Venezia alle vette dolomitiche, il turismo di massa continua a spingere verso soluzioni drastiche: biglietti d’ingresso, tetti massimi di accesso, ranger a sorvegliare i sentieri, tariffe da 40 euro per parcheggiare vicino al Lago di Braies. L’obiettivo? Difendere gli ecosistemi e ridurre l’impatto umano.
Ma il malcostume turistico non è un’esclusiva delle Alpi. Nell’estate 2025, c’è stata un’escalation di ordinanze a riguardo: vietato girare a torso nudo o in costume lontano dalla spiaggia a Elba e Diano Marina (multe fino a 500 euro), vietato camminare scalzi a Livorno, vietato fumare o scavare buche a riva in Sardegna. A La Pelosa, in provincia di Sassari, non più di 1.500 bagnanti per volta.
L’equilibrio impossibile tra turismo e tutela ambientale
Persino la musica ha dei limiti: in Puglia, niente casse a palla entro 500 metri dalla costa. E a San Felice Circeo, l’aperitivo da asporto in spiaggia è stato bandito.
Tornando alle Alpi, è evidente che per la maggior parte dei turisti la montagna è come Disneyland, cioè un prodotto da consumare. Perciò, in un paese che vive anche di turismo, come si coniuga l’accoglienza con la conservazione? Da una parte c’è chi chiede restrizioni severe, dall’altra chi minimizza il problema.
Intanto, tra ciabatte sui sentieri e droni nei cieli alpini, le Dolomiti rischiano di diventare vittime del loro stesso successo. Un prezzo troppo alto per una cartolina perfetta.
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