La miglior protezione dal Parkison? Potrebbe essere a tavola…

Un nuovo studio condotto su oltre 42.000 persone rivela un legame preoccupante tra dieta e salute neurologica. La prevenzione delle malattie neurodegenerative inizia a tavola?

Mangiare una dozzina di porzioni al giorno di cibi ultra-processati potrebbe più che raddoppiare il rischio di sviluppare sintomi precoci del morbo di Parkinson. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Neurology, condotto da ricercatori della Fudan University di Shanghai, in Cina.

Secondo i ricercatori, una singola porzione corrisponde a circa 240 millilitri di bevanda zuccherata o dietetica, un hot dog, una fetta di torta confezionata, un cucchiaio di ketchup o una piccola busta di patatine da circa 28 grammi. Lo studio dimostra che consumare troppi alimenti processati, come bevande zuccherate e snack confezionati, può accelerare la comparsa dei segnali precoci del Parkinson.

Cosa dice la scienza

Lo studio ha esaminato i dati relativi a circa 43.000 persone, partecipanti al Nurses’ Health Study e all’Health Professionals Follow-Up Study, due ampie indagini statunitensi che raccolgono informazioni sanitarie da decenni. All’inizio della ricerca, i partecipanti (età media 48 anni) non avevano ricevuto diagnosi di Parkinson.

Tutti i volontari hanno riferito periodicamente cosa mangiavano, anche se questo metodo presenta dei limiti legati alla memoria e alla percezione personale del consumo alimentare. I ricercatori hanno riscontrato un legame tra il consumo di alimenti ultra-processati e la presenza di sintomi iniziali della malattia, con l’unica eccezione di cereali e pane confezionati.

La lista degli “insospettabili” alimenti a rischio

Nella categoria degli ultra-processati rientrano una lunga serie di prodotti: bevande dolcificate (naturali o artificiali), salse, condimenti, dolci confezionati, yogurt dessert, pane industriale, cereali e snack salati. Secondo lo studio, questi cibi contengono spesso meno fibre, proteine e micronutrienti, ma sono ricchi di zuccheri, sale e grassi saturi o trans. Alcuni additivi possono alterare il microbiota intestinale e aumentare infiammazioni, radicali liberi e morte neuronale.

Come sottolinea l’editoriale pubblicato insieme allo studio, “la prevenzione delle malattie neurodegenerative può cominciare proprio a tavola”.

Segnali da non sottovalutare

Il Parkinson è noto per i suoi sintomi motori come tremori, rigidità e difficoltà nei movimenti. Tuttavia, il nuovo studio si è concentrato sulla fase prodromica, cioè il periodo che può precedere di anni o decenni l’insorgenza di questi sintomi evidenti.

Dolori diffusi, stitichezza, depressione, alterazioni dell’olfatto o della vista e sonnolenza diurna sono alcuni dei campanelli d’allarme. Tra i segnali più insoliti c’è un raro disturbo del sonno REM, durante il quale la persona si muove come se stesse vivendo i propri sogni, cosa che normalmente non accade.

Cosa possiamo fare

Chi ha consumato circa 11 porzioni al giorno di alimenti ultra-processati aveva una probabilità 2,5 volte maggiore di mostrare almeno tre dei segnali precoci del Parkinson rispetto a chi si limitava a tre porzioni. Questo risultato si è mantenuto anche considerando fattori come età, attività fisica e fumo.

Il Parkinson è una malattia incurabile, ma adottare uno stile di vita sano, con meno cibi industriali e più alimenti naturali e nutrienti, può essere una strategia efficace per proteggere il nostro cervello.

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