Giorgia Meloni riscopre le miniere: 100 depositi per cercare litio e metalli rari

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha individuato 14 progetti nazionali per analizzare 100 miniere entro giugno 2026.

L’Italia ha deciso di prendere sul serio le indicazioni della Commissione Europea, che spingono gli stati membri a rilanciare l’attività mineraria per garantire l’autonomia strategica dell’Unione. Il governo guidato da Giorgia Meloni ha messo in campo il Programma Nazionale di Esplorazione, un ambizioso progetto che mira a riattivare dieci miniere nel giro di un anno, focalizzandosi esclusivamente sull’estrazione di materiali critici e strategici.

Parliamo di elementi chiave per settori ad alta tecnologia e rilevanza strategica come litio, terre rare, platino, tungsteno, manganese, bario, boro, grafite e titanio. Risorse essenziali non solo per la produzione di batterie e dispositivi mobili, ma anche per la medicina nucleare e la difesa militare.

14 progetti per 100 miniere

A coordinare questa nuova fase esplorativa è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che ha redatto un dossier tecnico di 156 pagine. Il documento identifica 14 progetti nazionali mirati a verificare le condizioni geologiche e operative delle prime 100 miniere italiane potenzialmente riattivabili.

Secondo le informazioni raccolte, esistono già indizi geologici promettenti in diverse aree del paese, in particolare nelle Alpi lombarde, in Campania e in Sardegna. Le attività preliminari di indagine dovrebbero concludersi entro il 30 giugno 2026, data entro cui verranno forniti i primi riscontri ufficiali sulle potenzialità dei siti individuati.

Miniere italiane, ma in mano straniera

Attualmente, in Italia sono 94 le concessioni minerarie attive, di cui 76 operative, concentrate principalmente in Sardegna, Toscana e Piemonte. Tuttavia, la maggior parte di queste sono concessioni private, spesso gestite da aziende estere, e destinate per lo più all’estrazione di materiali da costruzione o ceramici, non di metalli strategici.

Con il nuovo programma, il governo mira anche a cambiare paradigma, incentivando sia gli investitori italiani che quelli stranieri a scommettere sulla riscoperta del sottosuolo italiano come fonte di materie prime ad alto valore aggiunto.

Il progetto italiano si inserisce in un contesto europeo sempre più attento alla sovranità sulle risorse naturali, in risposta alla crescente dipendenza da paesi terzi per l’approvvigionamento di materiali fondamentali per la transizione energetica e digitale. Un trend che coinvolge anche altri stati membri, come la Spagna e la Catalunya, impegnati a loro volta nella ricerca e valorizzazione di giacimenti di terre rare e metalli critici.

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