Nel 2017 il rischio di interruzioni degli approvvigionamenti di rame è qualcosa di più di una probabilità.
Le trattative salariali presso la miniera di Escondida, nel nord del Cile, sembrano stiano prendendo una brutta piega. La miniera di rame cilena, di proprietà per il 57% del gigante BHP Billiton e per il 30% di Rio Tinto Group, non è proprio una qualunque, dal momento che si tratta della più grande miniera di metallo rosso del mondo.
Sembra che, secondo quanto riportato dal Telegraph, i negoziati tra azienda e lavoratori stiano fallendo, con i minatori che rifiutano l’offerta della proprietà, rendendo sempre più probabile un arbitrato del governo. Dal punto di vista della BHP Billiton, gli attuali livelli dei prezzi del rame sono ancora inferiori a quanto sarebbe necessario per far fronte a rivendicazioni salariali.
Ma al di là di chi abbia ragione, sicuramente la cosa avrà un impatto sui prezzi del metallo rosso. Il mercato teme che le controversie di Escondida possano innescare un’ondata di scioperi e interruzioni delle forniture anche in altre miniere, a partire da quelle canadesi dove, a breve, i sindacati ridiscuteranno i contratti con la proprietà.
Molte stime danno la domanda e offerta di rame vicine all’equilibrio, perciò, se ci fossero fermi produttivi a causa di scioperi, l’impatto sui prezzi sarebbe sproporzionato, per non parlare della volatilità.
I prossimi mesi saranno difficili per il mercato del rame e Escondida potrebbe essere soltanto il primo caso di quest’anno a metter a rischio la fornitura di rame a causa di rivendicazioni salariali.
Per chi opera sul rame, soprattutto se impegnato con l’acquisto e la vendita di metallo fisico, non resta che allacciare la cintura di sicurezza: il mercato ballerà parecchio nei prossimi mesi!
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