Le quotazioni dei metalli industriali saranno penalizzati ulteriormente dal rallentamento della crescita economica mondiale.
Di questo, gli esperti non hanno dubbi, se non per quanto riguarda l’alluminio e lo zinco. Infatti, i costi altissimi dell’energia costringeranno le fonderie europee a tagliare ancor di più la produzione e a provocare un deficit di offerta.
Fino ad oggi, i prezzi di alluminio, zinco e rame sono crollati dai massimi di marzo, mentre il mondo va verso la recessione e la domanda di metalli si indebolisce. Ma il costo dell’energia consumata in grandi quantità dalle fonderie è salito alle stelle, soprattutto in Europa. Ma il peggio deve ancora arrivare visto che con l’approssimarsi dell’inverno sono previsti aumenti delle bollette energetiche.
Lo scenario più favorevole: crolla l’offerta
Secondo Macquarie Group, l’energia rappresenta oggi circa l’80% del costo di produzione per alluminio e zinco in Europa, quando le medie storiche erano del 40% per il primo e del 50% per il secondo.
In queste condizioni, le fonderie di alluminio e di zinco, le più energivore, saranno costrette a chiudere o, nel migliore dei casi, a ridurre la produzione. Per Reuters, le chiusure attese questo inverno delle fonderie in Europa potrebbero ridurre la capacità di alluminio di 750.000 tonnellate e la produzione di zinco di 150.000 tonnellate. Sono cifre enormi, che si aggiungono alle 800.000 tonnellate di alluminio e 138.000 tonnellate di zinco già tagliate da quando i costi dell’energia hanno cominciato a crescere nel 2021.
Macquarie Group è dell’idea che i fondamentali (domanda e offerta) dell’alluminio e dello zinco siano favorevoli ad un rialzo dei prezzi. Fino ad ora c’è stata una disconnessione tra il calo dei prezzi dei metalli e l’aumento dei costi del gas e dell’elettricità ma, probabilmente, è solo questione di tempo prima che i due metalli si girino al rialzo.
Lo scenario peggiore: sia l’offerta che la domanda crollano
Tuttavia, esiste un altro rischio di segno opposto e cioè la possibilità che il crollo della domanda raggiunga livelli tanto drammatici da provocare l’effetto opposto sui prezzi, ossia una bassa offerta ma sufficiente a soddisfare una domanda ai minimi termini.
Il forte rallentamento economico che colpirà l’Europa e gli Stati Uniti entro la fine dell’anno, potrebbe ridurre la domanda di metalli, compensando potenzialmente i tagli all’offerta e riducendo il loro effetto sui prezzi. Inoltre, è certo che la domanda verrà penalizzata anche dai prezzi elevati dell’energia e, in molti paesi, dal razionamento della stessa durante l’inverno.
Secondo JPMorgan, anche i produttori che consumano metalli potrebbero venir spazzati via, generando uno shock alla domanda che compenserebbe completamente o addirittura supererebbe gli effetti della riduzione delle forniture.
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