Prezzi del petrolio ai minimi

Dopo l’ultima riunione dell’OPEC, gli umori del mercato del petrolio sono ancora più cupi e molti operatori si domandano: “per quanto tempo ancora i prezzi rimarranno così bassi?”

Per la prima volta da decenni, durante l’ultima riunione dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), il comunicato congiunto dei membri aderenti non conteneva alcun target di produzione.

Un segnale evidente dei profondi disaccordi su come accogliere tutta la produzione petrolifera iraniana, in procinto di arrivare sul mercato con la fine delle sanzioni occidentali.

I prezzi del petrolio ne hanno risentito negativamente, colpiti anche da un dollaro sempre più forte. Le quotazioni del Brent hanno toccato i 42 dollari, mentre il WTI è sceso a 38,85 dollari, con un calo del 3%.

La produzione OPEC di 30 milioni di barili al giorno sta producendo una pressione crescente su molti produttori, soprattutto di piccole dimensioni e dislocati negli Stati Uniti che stanno accumulando grandi quantità di debito.

L’Arabia Saudita ha deciso da tempo di distruggere i cosiddetti produttori di petrolio non convenzionale

L’Arabia Saudita, il più grande esportatore di petrolio al mondo, ha deciso da tempo di distruggere i cosiddetti produttori di petrolio non convenzionale (shale oil). Un importante manager della principale compagnia petrolifera saudita ha recentemente dichiarato di attendersi a partire dal nuovo anno una diminuzione della produzione da parte dei perforatori di shale oil americani e una ripresa dei prezzi del petrolio (“L’Arabia Saudita ha vinto la guerra del petrolio contro gli Stati Uniti“).

Secondo gli analisti di Commerzbank, una eventuale ripresa dei prezzi potrà arrivare soltanto da una crescita della domanda, poiché le possibilità che la produzione scenda sono presso che nulle. Il prossimo anno potrebbe infatti esserci una ripresa dei prezzi del petrolio che non dipenderà certo dall’OPEC.

Ma non tutti sono d’accordo, anzi…

L’amministratore delegato della Total crede esattamente il contrario: i prezzi non saliranno e la crescita della produzione annullerà completamente la crescita della domanda attesa per il 2016.

E tutti i segnali fanno pensare che gli investitori si aspettino prezzi deboli per gli anni a venire, come dimostrano i contratti a termine WTI con scadenza nel 2024, scesi al di sotto dei 60 dollari al barile.

Come rilevano gli analisti di Cenkos Securities, non è per nulla irragionevole supporre che i prezzi del petrolio rimarranno bassi nel prossimo futuro e che ci vorrà parecchio tempo perché l’attuale situazione di mercato possa cambiare.

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