Banche e contanti, due rischi da non sottovalutare

Valutare correttamente i rischi è una regola fondamentale per prendere le contromisure necessarie ad evitare brutte sorprese. Banche e contanti non sfuggono alla regola.

Nell’ultimo anno la fiducia incrollabile dei risparmiatori nel sistema bancario europeo, e in particolare in quello italiano, ha cominciato a vacillare. Tornando indietro di cinque o dieci anni, sarebbe stato impossibile trovare qualcuno che fosse sfiorato dall’idea che il sistema bancario italiano non fosse sicuro al cento per cento.

Ma negli ultimi mesi, soprattutto dopo la crisi di Cipro e dopo molti avvertimenti da parte di tutte le società di rating internazionali, il clima è completamente cambiato.

Non è importante sapere se avranno ragione i catastrofisti o se avranno ragione gli ottimisti, anche perchè non potremo mai saperlo in anticipo, ma è invece molto importante valutare correttamente i rischi che corrono i nostri risparmi, per decidere quali contromisure adottare. Con lo stesso atteggiamento che teniamo quando i metereologi ci avvisano che ci sono probabilità di pioggia e quindi decidiamo di portarci appresso un ombrello.

Esaminiamo razionalmente la questione e proviamo a quantificare quale è il rischio che corre un deposito di denaro in una banca italiana.

Da un punto di vista giuridico, una volta che il denaro viene depositato in un banca, se ne perde il possesso. Nello stesso momento in cui la proprietà passa dal depositante alla banca, il depositante diventa un creditore chirografario nei confronti della banca.

Cosa succede se la banca fallisce? Da quanto abbiamo visto a Cipro, è altamente probabile che lo Stato decida per un congelamento forzoso, soprattutto per i depositi al di sopra di certe cifre.

Solo pochi anni fa, le banche italiane pagavano tassi di interesse del 5% o superiori. Se oggi fosse ancora possibile ottenere questi rendimenti, i risparmiatori potrebbero decidere che il rischio di essere vittima di un congelamento forzoso potrebbe essere bilanciato dagli interessi corrisposti dalla banca. Purtroppo, i tassi di interesse corrisposti attualmente dalle banche italiane sono abbastanza vicini allo zero. Tali remunerazioni difficilmente compensano i rischi connessi con un possibile fallimento bancario e un successivo congelamento dei capitali.

Il rapporto di rischio-rendimento totalmente distorto, ha spinto molti risparmiatori a ridistribuire le proprie attività: cambiando banca e scegliendo gli istituti più solidi o conservando in contanti i propri risparmi, possibilmente in un luogo sicuro. Ma, soprattutto quest’ultima strategia, comporta alti rischi a causa della legislazione italiana che considera i contanti intrinsecamente sospetti. Perciò il rischio è di un sequestro da parte delle autorità dello Stato, nel momento in cui il denaro viene collegato a qualche reato.

Non tutti sanno che collegare il denaro contante ad un reato è una cosa estremamente semplice. Tralasciamo i reati collegati all’evasione fiscale, per i quali le cronache abbondano di come sia possibile accusare chiunque non sia provvisto di tutta la documentazione storica dei movimenti finanziari, ma prendiamo in esame un reato più grave ma non per questo meno improbabile. Infatti il 97% di tutti i contanti in circolazione contiene minuscole concentrazioni di residui di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina. Se un cane antidroga ispeziona una quantità significativa di banconote, è altamente probabile che faccia la segnalazione che permette alla polizia di sequestrare il denaro. E secondo le regole vigenti, sarete voi a dover dimostrare che il denaro ha una provenienza legittima.

In un’epoca di austerità e di tagli di spese, il mancato rispetto dei diritti civili sono una fonte redditizia di finanziamento per gli uffici statali a corto di liquidità.

Negli ultimi anni, le forze dell’ordine hanno sbandierato l’incremento delle entrate statali provenienti dal sequestro di patrimoni derivanti da attività illecite. Siete certi che ciò sia una conseguenza di una maggiore efficacia nella lotta alla criminalità e non il mancato rispetto del diritto di proprietà di cittadini totalmente innocenti?

Come diceva un profondo conoscitore dell’Italia: “A pensar male si fa peccato, ma qualche volta si indovina”.

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