Il nucleare sta vivendo una nuova fase di espansione, trainata dalla necessità di diversificare le fonti energetiche e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
In questo contesto, secondo un rapporto della World Nuclear Association (WNA), la domanda globale di uranio per alimentare i reattori crescerà di un terzo entro il 2030, raggiungendo 86.000 tonnellate, per arrivare a 150.000 tonnellate nel 2040. Parallelamente, la capacità nucleare mondiale è destinata quasi a raddoppiare, fino a 746 gigawatt di potenza elettrica, con Cina e India in prima linea nella costruzione di nuovi impianti.
Offerta in calo e miniere in esaurimento
Il problema è che la produzione mineraria di uranio non tiene il passo. Le miniere oggi operative vedranno dimezzare la propria produzione tra il 2030 e il 2040, a causa dell’esaurimento dei giacimenti più maturi. Questo lascia intravedere un significativo squilibrio tra domanda e offerta, con il rischio di alimentare una forte pressione sui prezzi.
Grandi produttori come Kazatomprom (Kazakistan) e Cameco (Canada) hanno già annunciato tagli produttivi, aggravando i timori di scarsità. Sempre più società ridurranno le stime produttive nei prossimi anni, segnalando un ecosistema che fatica a mantenere l’equilibrio.
Per colmare il gap, la WNA sollecita investimenti in nuove esplorazioni, nello sviluppo di miniere inattive e in tecniche innovative di estrazione. Tuttavia, la realizzazione di una nuova miniera può richiedere dai 10 ai 20 anni, rendendo difficile rispondere in tempi rapidi al boom della domanda.
Non meno critico è il nodo della conversione e dell’arricchimento dell’uranio, processi indispensabili per trasformarlo in combustibile per reattori. Un segmento dominato in larga parte dalla Russia, che dopo la guerra in Ucraina rappresenta un serio fattore di rischio geopolitico per tutto l’Occidente.
Il ruolo delle tecnologie e l’ombra di Mosca
L’interesse per il nucleare non riguarda solo i governi, ma anche i colossi tecnologici che guardano a questa fonte come soluzione per alimentare data center sempre più energivori, spinti dall’esplosione dell’intelligenza artificiale.
Sul fronte geopolitico, l’Europa e gli Stati Uniti stanno tentando di ridurre la dipendenza dall’arricchimento russo. Secondo la società Orano, l’Occidente potrebbe raggiungere una maggiore autonomia già nei primi anni 2030. Tuttavia, la capacità addizionale prevista a partire dal 2028 risulta in gran parte già assegnata ai clienti.
La rinascita del nucleare si scontra quindi con vincoli di offerta, difficoltà burocratiche e tempi lunghi di realizzazione. Il problema è di riuscire a garantire un equilibrio tra domanda crescente e disponibilità di uranio, in un contesto di instabilità energetica globale. Senza un’accelerazione sugli investimenti, i rischi di carenze e tensioni sui prezzi sono destinati ad aumentare.
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