Il contrabbando di terre rare in Cina

Un fenomeno che anche il pugno di ferro del governo cinese non riesce a debellare. Ma presto le cose potrebbero cambiare.

Da due anni il governo cinese ha dichiarato la guerra ai contrabbandieri di terre rare, ma l’estrazione illegale di questi metalli rimane ancora una pratica assai diffusa in tutto il paese.

La Cina, che detiene il monopolio mondiale della produzione di terre rare, si estende su un vasto territorio governato da amministrazioni  locali che, in qualche caso, proteggono i contrabbandieri o non attuano i provvedimenti restrittivi del governo centrale.

All’inizio, l’ondata repressiva sul contrabbando, insieme alle restrizioni alle esportazioni, aveva prodotto un aumento dei prezzi dei 17 metalli delle terre rare, utilizzati soprattutto nelle le applicazioni ad alta tecnologia, negli smartphone e per produrre energia verde.

All’inizio, l’ondata repressiva sul contrabbando aveva prodotto un aumento dei prezzi

Secondo il governo cinese, negli scorsi anni, dal mercato nero transitavano circa 40.000 tonnellate di terre rare, a fronte delle 30.000 tonnellate consentite come quota ufficiale di esportazione.

Nel tentativo di proteggere i prezzi, il governo cinese ha spinto e incentivato tutti i processi di aggregazione e acquisizione del settore, spingendo le aziende di grandi dimensioni a rilevare i produttori più piccoli.

Ma presto il mercato potrebbe diventare il più prezioso alleato delle politiche repressive cinesi. Molti iniziano a credere che sarà il mercato internazionale a distruggere il fenomeno del contrabbando.

Infatti il dilagare del contrabbando e delle estrazioni illegali ha portato i prezzi delle terre rare verso il basso e potrebbe non essere molto conveniente, oltre che estremamente rischioso, contrabbandare metalli per una clientela che li paga prezzi troppo bassi.

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