Un’intricata vicenda legale tra tesori sommersi, vendite online e giurisdizioni internazionali coinvolge una coppia americana ultraottantenne, Eleonor “Gay” Courter e suo marito Philip. I due rischiano ora di essere processati in Francia per il presunto coinvolgimento nella vendita di lingotti d’oro trafugati da un relitto francese affondato quasi 300 anni fa al largo della Bretagna.
Secondo l’agenzia AFP, la procura francese ha mosso accuse formali contro i coniugi, sospettati di aver facilitato la commercializzazione di oro proveniente dal naufragio del Prince de Conty, una nave della Compagnia francese delle Indie Orientali affondata durante una tempesta nel XVIII secolo.
La storia di un tesoro riemerso
Il relitto della nave fu localizzato nel 1974 e, nei successivi anni ’80, le operazioni ufficiali di recupero riportarono alla luce porcellane cinesi, casse di tè e tre lingotti d’oro, prima che le ricerche venissero interrotte nel 1985. Ma nel 2018, l’apparizione sul mercato americano di cinque lingotti d’oro simili a quelli del Prince de Conty sollevò sospetti tra le autorità francesi.
Dopo accurate indagini, si scoprì che almeno 23 lingotti sarebbero stati in possesso dei Courter, di cui 18 venduti online tramite eBay e una casa d’aste californiana, per un totale di circa 192.000 dollari. I lingotti furono successivamente sequestrati e restituiti alla Francia nel 2022.
Un dono o un furto?
I Courter si difendono sostenendo che i lingotti fossero un dono legale ricevuto negli anni ’80 da amici francesi, Annette e Gérard Pesty. Secondo il loro racconto, l’oro sarebbe stato recuperato da Yves Gladu, cognato di Annette e fotografo subacqueo divenuto cacciatore di tesori.
Ma la versione dei fatti non coincide con quella di Gladu, che nel 2022 ha confessato di aver prelevato personalmente 16 lingotti dal relitto in circa 40 immersioni tra il 1976 e il 1999, negando tuttavia di averne mai ceduti ai Courter.
Le autorità britanniche hanno individuato e arrestato la coppia in Inghilterra nel 2022, grazie anche a una vecchia apparizione televisiva del 1999 della stessa Annette Pesty al programma Antiques Roadshow, in cui mostrava i lingotti. Rilasciati su cauzione, i Courter hanno rifiutato l’estradizione e sono tornati negli Stati Uniti dopo un’udienza in videoconferenza con un magistrato francese.
Una sfida legale internazionale
La difesa insiste sull’assenza di dolo, affermando che i Courter non erano consapevoli dell’origine illecita dei lingotti e agivano in buona fede, secondo normative statunitensi più flessibili. Il loro avvocato francese, Grégory Lévy, sottolinea che la coppia non avrebbe tratto alcun beneficio personale dalle vendite.
Ora, la procura ha deferito il caso a un tribunale penale, aprendo la strada a un processo che potrebbe ridefinire il concetto di proprietà e responsabilità penale oltre i confini nazionali. Un caso che promette di fare giurisprudenza, intrecciando il diritto marittimo, l’archeologia subacquea e la giustizia internazionale.
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