La riduzione delle importazioni cinesi condanna il ferro alla discesa

Non c’è pace per i prezzi del ferro, sempre più penalizzati da un eccesso di produzione globale, che nessun produttore vuole ridurre.

La caduta dei prezzi del minerale di ferro non si arresta.

La diminuzione delle importazioni cinesi e i tagli insufficienti alla produzione non hanno certo aiutato il mercato. Il metallo ha raggiunto il suo livello più basso dal maggio 2009: circa 44 dollari a tonnellata secca.

Troppa offerta e minori importazioni della Cina, dovute al rallentamento di tutta l’industria siderurgica, hanno trascinato verso il basso anche l’acciaio. Così come il carbone che, secondo BMO Capital Markets, si muoverà su prezzi attorno ai 107 dollari per tonnellata.

Le importazioni di minerale di ferro in Cina sono scese dello 0,9% nei primi sei mesi dell’anno rispetto al primo semestre del 2014, mentre le vendite all’estero di prodotti siderurgici sono aumentate nello stesso periodo del 28%.

Gli analisti continuano a essere pessimisti nel breve termine circa le prospettive dei prezzi del ferro

Vale, il gigante minerario brasiliano, ha annunciato che ridurrà la produzione di minerale di ferro, di 25 milioni di tonnellate, una cifra che costituisce circa il 2% della domanda globale.

Tuttavia, come rileva il Wall Street Journal, questo taglio non impatterà sulla produzione annuale della società, che rimane invariata a 340 milioni di tonnellate, ma semplicemente ridimensiona le produzioni più costose a favore di quelle più economiche.

Un comportamento simile a quello di tutti gli altri principali produttori minerari, come Rio Tinto e BHP Billiton.

Gli analisti continuano a essere pessimisti nel breve termine circa le prospettive dei prezzi del ferro e continuano a rivedere al ribasso le stime sulla crescita della domanda.

Per BMO Capital Markets il prezzo medio del minerale di ferro si attesterà a 57 dollari per tonnellata nel corso del 2015, per scendere a 55 dollari nel 2016. Nel lungo termine i prezzi potranno aumentare, non tanto per una crescita della domanda, quanto piuttosto per i costi di gestione che cresceranno.

Tutti sono concordi nel ritenere che senza tagli alla produzione, il mercato del ferro non potrà risollevarsi, ma le grandi società minerarie non sembrano per nulla intenzionate a perdere volontariamente fatturato o a cedere terreno ai concorrenti.

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