Il mondo non è pronto a vivere senza le terre rare della Cina

Le azioni minerarie australiane hanno registrato un’impennata dopo l’accordo storico tra il primo ministro Anthony Albanese e il presidente statunitense Donald Trump. I due leader hanno annunciato un piano da 4 miliardi di dollari per estrarre e raffinare minerali critici, promettendo un futuro di abbondanza per le materie prime necessarie alla transizione energetica e alle tecnologie avanzate. Ma dietro l’entusiasmo dei mercati si nasconde una realtà molto più complessa visto che il mondo continua a sottovalutare quanto sia difficile liberarsi dal controllo cinese sulle terre rare. Il monopolio di Pechino sui minerali critici Oggi la Cina produce oltre il 90% delle terre rare e dei magneti permanenti raffinati a livello globale. Si tratta di un mercato piccolo — appena 6,5 miliardi di dollari nel 2024 — ma strategico, poiché alimenta settori che valgono centinaia di miliardi, dalle auto elettriche ai missili di precisione. Una semplice interruzione del 10% nella catena di approvvigionamento, secondo Goldman Sachs, potrebbe tradursi in 150 miliardi di perdite economiche. Il vero potere di Pechino, però, non risiede solo nelle miniere, ma nella fase di lavorazione intermedia e cioè la separazione e la raffinazione dei minerali. Oggi, le aziende cinesi — guidate dal colosso statale China Rare Earth Group — controllano il 98% della capacità mondiale di raffinazione delle terre rare pesanti. Le nuove regole cinesi e la stretta sui minerali Il governo di Pechino ha recentemente annunciato un nuovo pacchetto di controlli all’esportazione che entrerà in vigore a dicembre. Le norme coprono 12 tipi di terre rare, tecnologie di lavorazione, riciclo e produzione di magneti, estendendo il potere di controllo cinese anche ai prodotti esteri che contengano tracce di materiali o tecnologie cinesi. Queste misure rafforzano la posizione negoziale della Cina nei futuri colloqui commerciali con Washington e rendono sempre più difficile per le imprese occidentali aggirare le restrizioni accumulando scorte o diversificando i fornitori. Lentezza dei progetti alternativi L’Australia resta la principale speranza occidentale per la produzione di terre rare pesanti come disprosio e terbio. La Lynas Rare Earths è riuscita a diventare il primo produttore commerciale al di fuori della Cina, ma la creazione di nuovi impianti di estrazione e raffinazione richiede tempi lunghi, fino a dieci anni per le miniere e cinque per i centri di separazione. Altri progetti in paesi come Madagascar, Groenlandia e Vietnam appaiono promettenti, ma sono ancora lontani dal poter rappresentare un’alternativa concreta. Intanto, anche negli Stati Uniti gli investimenti pubblici faticano a concretizzarsi. Il Pentagono ha stanziato 1 miliardo di dollari per rafforzare le scorte strategiche, ma molti progetti, come quello di Lynas in Texas, restano incerti. Il fattore umano: il vero collo di bottiglia Al di là del denaro, la sfida più ardua è la carenza di competenze. La superiorità cinese deriva da decenni di pianificazione industriale e da una vasta rete di tecnici e ingegneri specializzati nella raffinazione di materiali complessi. In confronto, in tutto l’Occidente esistono solo poche decine di esperti nel settore, contro migliaia in Cina. A peggiorare la situazione, Pechino ha iniziato a monitorare strettamente i propri esperti per evitare fughe di know-how all’estero, rafforzando una vera e propria “fortezza tecnologica” intorno ai minerali critici. Una dipendenza destinata a durare Nonostante gli sforzi di diversificazione e le alleanze internazionali, il mondo dovrà convivere ancora a lungo con la dipendenza dalla Cina per le terre rare. Costruire un ecosistema minerario e industriale competitivo richiederà non solo capitali e tempo, ma anche la formazione di una nuova generazione di esperti e una gestione più sostenibile dell’impatto ambientale dell’estrazione. Fino ad allora, Pechino continuerà a dettare le regole di un mercato tanto piccolo quanto cruciale per il futuro tecnologico e militare del pianeta. METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED