La scommessa da 150 milioni di dollari che ha sconvolto il mercato dell’alluminio

Negli ultimi mesi, Mercuria Energy Group ha messo in atto una delle mosse più audaci mai viste nel mercato dei metalli. In appena due mesi il trader, solitamente concentrato sull’energia, è arrivato a controllare circa 426.000 tonnellate di alluminio, pari a quasi il 90% delle scorte registrate al London Metal Exchange (LME). Di questa gigantesca posizione, 228.000 tonnellate erano di origine russa e 241.000 tonnellate provenivano in gran parte dall’India. Non si è trattato solo di accumulare metallo fisico visto che Mercuria ha costruito anche consistenti posizioni lunghe sui contratti LME, creando un mix di controllo sul fisico e sui derivati che ha influenzato in modo significativo l’intero mercato. Alla base della mossa vi era una scommessa geopolitica: l’ipotesi che un possibile accordo di pace tra Russia e Ucraina avrebbe potuto portare ad un allentamento delle sanzioni sui metalli russi, aumentando così il valore di quel materiale. Prezzi distorti e tensioni tra gli industriali La scommessa di Mercuria ha avuto effetti immediati sui prezzi. Nell’agosto 2025 lo spread tra consegne immediate e a tre mesi è entrato in forte backwardation, segnale di carenza di offerta fisica. Le aziende a valle hanno denunciato difficoltà di pianificazione e costi imprevisti, mentre i premi regionali, soprattutto in Asia, hanno oscillato bruscamente. Quando a fine settembre Mercuria ha iniziato a ridurre la propria esposizione, il mercato è passato in contango, indicando una normalizzazione delle forniture e un calo della pressione sulla disponibilità immediata. La borsa di Londra corre ai ripari e Mercuria batte in ritirata Per evitare una replica del caos vissuto con il nichel nel 2022, il London Metal Exchange ha introdotto misure straordinarie. Ha imposto ai detentori di posizioni dominanti di ridurre i contratti vicini alla scadenza e ha rafforzato la cosiddetta “lending guidance”, che obbliga chi controlla grandi quantità di metallo a renderlo disponibile per il prestito. Secondo gli esperti, questo intervento segna un’evoluzione delle regole delle borse merci, in modo che gli operatori possano mettere in atto strategie sofisticate, ma senza compromettere l’integrità e la trasparenza del mercato. Con il progressivo ridimensionamento della sua posizione speculativa, Mercuria ha mostrato di riconsiderare le proprie ipotesi di partenza. Le dichiarazioni del presidente statunitense Trump, secondo cui l’Ucraina potrebbe riconquistare territori occupati, hanno raffreddato le aspettative di un rapido alleggerimento delle sanzioni sui metalli russi. Il gruppo ha quindi ridotto in modo selettivo i propri stock, lasciando soprattutto il metallo russo e mantenendo invece una preferenza per quello non russo. Le cancellazioni di circa 100.000 tonnellate a Port Klang (Malesia) hanno avuto impatti non da poco e il materiale è stato ritirato dai magazzini LME per alimentare i consumi fisici, causando tensioni sulle forniture asiatiche. Il testimone passa a Trafigura Il vuoto lasciato da Mercuria non ha però riportato l'equilibrio sperato. I dati LME indicano che Trafigura ha preso il controllo di una quota compresa tra il 50% e l’80% delle scorte. La competizione tra grandi case di trading per il dominio dell’alluminio conferma un cambiamento strutturale. I metalli non sono più un mercato isolato e sotto traccia, ma un’estensione naturale per società nate nel settore energetico. La concentrazione delle scorte ha reso i magazzini un’arma strategica. Port Klang, in particolare, si è trasformato in un hub cruciale, con warrant cancellati e carichi destinati al consumo reale. Questo ha avuto effetti tangibili su disponibilità e premi regionali. Gli operatori logistici, a loro volta, hanno dovuto adattarsi, modificando tariffe di stoccaggio e velocità di carico per rispondere alle esigenze di trader che utilizzano i depositi come strumenti di manovra finanziaria. Fondamentali solidi: domanda in crescita, offerta limitata Al di là delle manovre speculative, l’alluminio resta sostenuto da tendenze strutturali. La Cina, che produce circa il 57% dell’alluminio mondiale, ha raggiunto i limiti fissati da Pechino per motivi ambientali, creando un tetto all’offerta globale. La domanda invece accelera, spinta dalla transizione energetica. Un veicolo elettrico richiede fino a 200 chili di alluminio, contro i 150 di un’auto tradizionale. Anche il settore delle energie rinnovabili e delle infrastrutture contribuisce ad una crescita costante. In più, l’elevato consumo energetico necessario per produrre alluminio rende le fonderie vulnerabili alla volatilità dei prezzi dell’energia, restringendo ulteriormente l’offerta. Il caso Mercuria ha riportato al centro il tema della trasparenza. L’LME pubblica dati aggregati sulle posizioni, senza rivelare i nomi degli operatori. Per molti consumatori industriali questa asimmetria informativa favorisce le grandi case di trading. Cresce quindi la pressione per introdurre regole che distinguano più chiaramente tra metallo russo e non russo e per una rendicontazione più granulare. Ma i trader avvertono che troppa trasparenza rischia di penalizzare strategie legittime e di ridurre la liquidità. METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED