Il rame entra in una nuova era di prezzi. I 10mila dollari saranno il pavimento

Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le sue previsioni sul prezzo del rame per il 2025, portandole a 10.500 dollari per tonnellata. Secondo la banca d’investimento, il metallo rosso sta entrando in una nuova fase, caratterizzata da una domanda crescente e da vincoli di offerta sempre più rigidi. Attualmente, i future del rame scambiati al London Metal Exchange (LME) si attestano intorno a 10.715 dollari per tonnellata (3 ottobre), con un guadagno superiore al 7% nell’ultimo mese. Questa tenuta, osservano gli analisti, riflette un mercato meno influenzato dal sentiment di breve periodo e sempre più ancorato ai fondamentali di lungo termine. Goldman Sachs ritiene che il rame entrerà in un nuovo intervallo di prezzo stabile tra 10.000 e 11.000 dollari per tonnellata, un livello raramente mantenuto nei cicli passati. A determinare questa evoluzione concorrono diversi fattori, tra cui la scarsità di risorse e l’aumento della domanda legata alla decarbonizzazione delle economie. Politiche favorevoli e offerta sotto pressione Tre elementi principali sostengono l’ottimismo di Goldman Sachs. In primo luogo, l’interruzione temporanea della produzione nella miniera Grasberg di Freeport-McMoRan ha ridotto l’offerta globale. In secondo luogo, l’indebolimento del dollaro USA ha favorito le materie prime denominate in dollari. Infine, le attese di tagli ai tassi d’interesse da parte delle principali banche centrali hanno migliorato le prospettive per l’attività industriale. In questo contesto, il rame conferma la sua doppia natura: da un lato reagisce ai cicli monetari e di crescita, dall’altro è sostenuto da tendenze strutturali legate all’elettrificazione, all’espansione dei data center e allo sviluppo delle infrastrutture per le energie rinnovabili. Il previsto allentamento delle politiche monetarie, inoltre, dovrebbe agevolare il finanziamento dei progetti infrastrutturali, rafforzando la domanda nel medio termine. Una nuova soglia di valore per il metallo rosso Gli analisti della banca statunitense sostengono che il rame si stia avviando verso una rivalutazione permanente, non verso un semplice rimbalzo ciclico. Dopo anni di sotto-investimenti e di ritardi nelle approvazioni di nuove miniere, l’offerta fatica a tenere il passo con una domanda sempre più spinta dalla transizione energetica e dall’innovazione tecnologica. A partire dal 2026, questi fattori potrebbero fissare una nuova soglia minima di prezzo intorno ai 10.000 dollari per tonnellata, segnando un cambiamento duraturo nelle dinamiche del mercato. È un’evoluzione che riflette una trasformazione più ampia del comparto delle materie prime, in cui i metalli industriali vengono ormai considerati asset strategici per la sicurezza energetica e la competitività tecnologica globale. Per gli investitori, la resilienza del rame vicino ai massimi storici indica l’inizio di una fase strutturale e non il picco di un ciclo. Le azioni delle società minerarie, i produttori e i fondi legati alla transizione energetica potrebbero trarre vantaggio se i prezzi si consolideranno sopra la soglia dei 10.000 dollari. Le fluttuazioni legate alla domanda cinese e ai rischi geopolitici sull’offerta non scompariranno, ma le evidenze suggeriscono una forza di fondo destinata a durare. METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED