Tralasciando il lungo termine, ma guardando al medio e breve termine, i prezzi dei metalli industriali sono destinati a scendere.
Secondo l’ultimo studio della World Bank, i prezzi scenderanno dell’8% nel corso di quest’anno e di un ulteriore 3% nel 2024.
L’ottimismo è finito
Se nei primi mesi del 2023 l’indice dei prezzi dei metalli e dei minerali della World Bank è aumentato del 10% per le attese di una forte ripresa in Cina e per le migliori prospettive di crescita globale, tutto questo ottimismo è adesso svanito.
La debole domanda globale e l’offerta che sta crescendo porteranno i prezzi a perdere, come detto, l’8% nei prossimi mesi.
Giù alluminio, rame, nichel e zinco
Analizzando come questa discesa si traduce per i vari metalli industriali, cominciamo con il dire che nel caso dell’alluminio le previsioni indicano una ripresa della produzione che, una volta risolte le strozzature temporanee, porterà ad un abbassamento dei prezzi dell’11% nel corso di quest’anno.
Per il rame World Bank prevede una discesa del 4% nel 2023 e di un ulteriore 6% nel 2024, anche in questo caso per il miglioramento delle forniture.
I prezzi del nichel dovrebbero addirittura scendere di circa il 15%, mentre quelli dello zinco del 20%, soprattutto come conseguenza del calo dei prezzi dell’energia e della ripartenza della maggior parte delle fonderie europee.
I prezzi dei metalli preziosi saliranno
Discorso completamente diverso per i metalli preziosi. I prezzi di quest’ultimi aumenteranno del 6% nel 2023, grazie alla crescita della domanda di beni rifugio per le grandi incertezze economiche, per le preoccupazioni sull’inflazione e per gli stress finanziari che stanno colpendo il settore bancario.
Infine, allungando lo sguardo verso le prospettive a lungo termine, World Bank ritiene che la transizione energetica aumenterà significativamente la domanda di alcuni metalli, in particolare di litio, di rame e di nichel.
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