Packaging: l’impennata dell’alluminio sta stravolgendo la catena delle forniture

Il mercato europeo del packaging si trova a fronteggiare un nuovo e complesso scenario, con l’impennata dei prezzi dell’alluminio che sta travolgendo le catene di fornitura e riducendo i margini operativi di molte aziende del settore. Ad incidere maggiormente sono la diminuzione della produzione globale e l’effetto indiretto delle politiche commerciali statunitensi, che hanno innalzato i dazi all’importazione fino al 50%, spingendo le quotazioni internazionali ai massimi storici. La carenza di offerta, unita alla dipendenza europea dalle importazioni di metallo grezzo, ha innescato una pressione sui costi che si riflette lungo tutta la filiera. Le piccole e medie imprese europee, in particolare, denunciano difficoltà crescenti nel mantenere la competitività, mentre i premi sull’alluminio continuano a lievitare. I riflessi del mercato americano e l’effetto domino sui costi Negli Stati Uniti, il premio per l’alluminio del Midwest — il sovrapprezzo rispetto al riferimento del London Metal Exchange — ha toccato livelli record, arrivando a 88,10 centesimi per libbra, pari a circa 1.942 dollari per tonnellata. Con un prezzo base di 2.850 dollari, il costo complessivo per i produttori statunitensi supera ormai i 4.700 dollari a tonnellata. Questo incremento, generato in larga parte dalle nuove tariffe doganali, ha rapidamente amplificato le tensioni sui mercati globali. I produttori europei, pur non direttamente soggetti ai dazi americani, risentono comunque del rialzo generalizzato dei prezzi, dovuto alla contrazione dell’offerta mondiale e alla competizione per le forniture residue. Un sistema di approvvigionamento sempre più fragile Le dinamiche della catena di fornitura stanno cambiando rapidamente. La produzione di alluminio al di fuori della Cina è diminuita di oltre 1,1 milioni di tonnellate all’anno, mentre le esportazioni cinesi di metallo raffinato si sono ridotte di circa 900.000 tonnellate. Questo squilibrio ha reso il mercato più ristretto e instabile, aggravando le difficoltà degli utilizzatori europei a valle, come i trasformatori e i produttori di imballaggi. Nel contesto europeo, la combinazione tra costi elevati, ritardi nelle consegne e dipendenza da importazioni extra-UE espone le imprese a una volatilità che rischia di tradursi in aumenti di prezzo per i consumatori finali e in una perdita di competitività a livello internazionale. Verso nuovi materiali e strategie ibride di packaging Con i costi dell’alluminio in aumento e l’incertezza sulle forniture, molte aziende dell’industria del packaging stanno esplorando alternative. In particolare, il settore delle bevande sta rivalutando l’utilizzo di bottiglie in PET o imballaggi in carta e plastica, materiali che, pur meno sostenibili, garantiscono una maggiore stabilità economica nel breve periodo. La sfida, ora, è trovare un equilibrio tra sostenibilità e convenienza. Il ricorso a materiali riciclati — soprattutto alluminio secondario — sta emergendo come soluzione intermedia, capace di contenere i costi e ridurre l’impatto ambientale. Allo stesso tempo, cresce l’interesse per strategie “multi-materiale”, che combinano metallo, carta e plastica per assicurare flessibilità produttiva. La crisi attuale segna un punto di svolta per il settore europeo degli imballaggi. La dipendenza da fonti estere, la volatilità dei prezzi e la competizione globale impongono un ripensamento strutturale della catena del valore. L’innovazione nei materiali e una maggiore integrazione con i riciclatori locali potrebbero rappresentare la chiave per superare questa fase di tensione. In un contesto dominato dall’incertezza sulle materie prime, la capacità di adattamento diventa l’unico vero vantaggio competitivo. METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED