Metalli in subbuglio. Rame e argento toccano nuovi record

I mercati dei metalli non ferrosi hanno chiuso la scorsa settimana in modo a dir poco turbolento. Nella sessione di venerdì, tra volumi ridotti per il Black Friday e un’improvvisa interruzione del Chicago Mercantile Exchange (CME), argento e rame hanno messo a segno nuovi massimi storici, evidenziando un contesto globale sempre più fragile e soggetto a tensioni di offerta. Il mondo rischia di restare senza catodi di rame? Il rame continua la sua marcia record, sostenuto da previsioni sempre più aggressive sulla carenza di materiale raffinato. A Londra, i future hanno chiuso in rialzo del 2,3% dopo aver toccato il nuovo massimo di 11.210,50 dollari a tonnellata. Le dichiarazioni arrivate dalla conferenza CESCO di Shanghai hanno fornito la spinta decisiva. L’impennata delle spedizioni verso gli Stati Uniti, favorita dal premio pagato dal mercato Comex e dall’incertezza sui dazi, rischia di svuotare il resto del mondo dei preziosi catodi. Una prospettiva che ha trovato eco tra gli analisti, per i quali la combinazione tra scorte in calo, timori geopolitici e interrogativi sull’offerta rappresenta ciò che definiscono una tempesta perfetta. A completare il quadro, la possibilità di nuovi stimoli monetari negli Stati Uniti alimenta ulteriori aspettative di crescita della domanda. Un mercato sempre più fragile e imprevedibile Il blackout di venerdì del CME non è stato la causa del rally, ma ha agito come detonatore in una giornata già segnata da liquidità ridotta. Gli ampi spread registrati sui metalli preziosi hanno mostrato quanto basta poco per far tremare un mercato carico di nervosismo, nel quale domanda industriale, politica monetaria e dinamiche geopolitiche si intrecciano con una complessità crescente. In un contesto in cui i prezzi del rame superano nuovi confini, la vera domanda è se queste impennate rappresentino una fiammata temporanea o l’anticipazione di un nuovo regime di prezzi alti, sostenuti da deficit strutturali e da un mondo sempre più dipendente dai metalli critici. L’argento vola su speranze di tagli dei tassi e mercato in deficit Parallelamente, l’impennata dell’argento – schizzato fino a quasi il 6% e oltre la soglia dei 56 dollari l’oncia – rappresenta l’ultimo capitolo di un anno straordinario per il metallo bianco, già reduce da una corsa alimentata da speranze di allentamento monetario da parte della Federal Reserve americana (FED). Secondo Bloomberg, gli afflussi negli ETF garantiti da metallo e la persistente scarsità fisica hanno amplificato la dinamica rialzista. Il mercato londinese, cuore globale del trading, resta sotto pressione nonostante l’arrivo di circa 54 milioni di once che ha temporaneamente ridimensionato la recente crisi di approvvigionamento. Il costo dell’argento a 1 mese, ancora sopra la media, testimonia una tensione non del tutto risolta. E mentre Londra si rifornisce, altri hub pagano il prezzo: in Cina, le scorte nei magazzini dello Shanghai Futures Exchange sono scese ai minimi da un decennio. In molti temono che la situazione possa aggravarsi, soprattutto se l’inventario cinese continuerà a ridursi. Intanto, l’inserimento dell’argento nella lista dei minerali critici degli Stati Uniti apre scenari geopolitici potenzialmente esplosivi, complicando le decisioni dei trader già frenati dal rischio di futuri dazi e dall’uscita di 75 milioni di once dai depositi Comex dall’inizio di ottobre. Oltre all’incertezza normativa, una robusta domanda industriale – trainata da elettronica e fotovoltaico – si somma a un quinto anno consecutivo di deficit di offerta. Una combinazione letale che spiega il rialzo di oltre il 90% del prezzo del metallo nel corso del 2024. METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED