Gli investitori che vogliono cavalcare l’onda dell’intelligenza artificiale (AI) dovrebbero guardare non solo ai colossi tecnologici, ma anche alle materie prime. È il consiglio di Bank of America, secondo cui l’esplosione dei data center alimentati dall’AI sta creando una nuova, poderosa domanda di energia e metalli, in particolare di rame.
L’intelligenza artificiale “divora” materie prime
“L’intelligenza artificiale divora le materie prime”, scrive il team di analisti della banca guidato da Michael Hartnett. L’infrastruttura fisica necessaria a sostenere la rivoluzione digitale (server, reti elettriche, impianti di raffreddamento e sistemi di alimentazione) richiede quantità enormi di metalli industriali.
Per Bank of America, puntare sui titoli legati alle materie prime potrebbe offrire un modo più economico e diversificato di partecipare al boom dell’AI rispetto all’acquisto delle grandi azioni tecnologiche, ormai molto care. Non a caso, i titoli minerari stanno già battendo gli indici dei giganti del tech, segnale che il mercato sta iniziando a riconoscere il potenziale di questo legame tra tecnologia e risorse fisiche.
Il rame, spina dorsale della nuova economia digitale
Tra tutti i metalli, il rame emerge come il vero protagonista di questa trasformazione. Fondamentale per cavi elettrici, veicoli a batteria e impianti per le energie rinnovabili, ora è anche al centro dell’espansione dei data center dedicati all’intelligenza artificiale.
Secondo le stime di BloombergNEF, il mondo si avvierà verso un deficit globale di 6 milioni di tonnellate di rame entro il 2035. La sola AI richiederà in media 400.000 tonnellate l’anno nel prossimo decennio, con un picco di oltre mezzo milione di tonnellate nel 2028. In totale, i data center potrebbero assorbire più di 4,3 milioni di tonnellate di rame entro i prossimi dieci anni.
Offerta in affanno, prezzi destinati a salire
Il problema è che l’offerta non tiene il passo. Sempre secondo BloombergNEF, la produzione mondiale di rame raggiungerà i 29 milioni di tonnellate nel 2035, ben al di sotto dei livelli necessari a soddisfare la domanda.
In questo scenario, il rame rappresenta una componente sempre più costosa nei progetti infrastrutturali: circa il 6% del capitale investito in un data center, secondo Bloomberg. Con un mercato così tirato tra domanda crescente e offerta limitata, gli analisti prevedono che il prezzo del rame possa spingersi fino a 13.500 dollari per tonnellata entro il 2028.
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