Con un accordo senza precedenti con gli Stati Uniti per l’acquisto di gas naturale liquefatto (GNL), petrolio e combustibili nucleari, l’Unione Europea (UE) ha ridisegnato radicalmente la sua mappa energetica. L’intesa, siglata il 27 luglio dal presidente americano Donald Trump e dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, prevede importazioni per un valore complessivo di 750 miliardi di dollari entro il 2028.
Energia in cambio di un po’ di indulgenza nei dazi
L’accordo non riguarda soltanto l’energia. Rientra infatti in un pacchetto commerciale più ampio che include dazi unilaterali del 15% applicati dagli Stati Uniti sulla maggior parte delle esportazioni europee. In cambio, Bruxelles ha garantito investimenti diretti negli Stati Uniti per 600 miliardi di dollari, definendo un rapporto economico che intreccia energia e commercio internazionale.
L’intesa arriva in un momento in cui l’Europa sta riassestando la propria strategia energetica. Prima della guerra tra Russia e Ucraina, il 45% del gas importato dalla UE proveniva da Mosca (50 miliardi di metri cubi nel 2021). Nel 2024 la quota è scesa al 19%, con 51,7 miliardi di metri cubi. Nonostante un temporaneo incremento nel 2023, soprattutto verso Italia, Francia e Repubblica Ceca, la direzione intrapresa da Bruxelles resta chiara: ridurre drasticamente la dipendenza energetica dal Cremlino.
Per compensare il calo delle forniture russe, l’Europa ha diversificato i suoi fornitori. La Norvegia ha aumentato le spedizioni del 15% rispetto al 2021, raggiungendo oltre 91 miliardi di metri cubi e coprendo un terzo del fabbisogno europeo. Gli Stati Uniti hanno registrato un balzo del 139%, con 45 miliardi di metri cubi di GNL, pari al 16,5% delle importazioni complessive. A questi si affiancano Algeria, Qatar, Azerbaigian e Regno Unito, che hanno consolidato il loro ruolo nella fornitura energetica della UE.
Gli Stati Uniti diventano il primo fornitore
Secondo i dati Eurostat del primo trimestre 2025, gli Stati Uniti sono già il principale partner energetico della UE.
Washington fornisce il 15% del petrolio importato, oltre la metà del GNL (50,7%) e quasi un terzo del carbone (31,3%), subito dietro l’Australia. Reuters stima che il valore del commercio energetico tra le due sponde dell’Atlantico salirà da 75 miliardi di dollari nel 2024 e a 250 miliardi all’anno entro tre anni.
Il rafforzamento delle relazioni energetiche tra Europa e Stati Uniti segna una svolta geopolitica cruciale. Non si tratta solo di garantire approvvigionamenti sicuri, ma anche di ridisegnare gli equilibri globali. La UE sceglie così di legare sempre di più il proprio futuro energetico a Washington, costi quel che costi, allontanandosi definitivamente da Mosca e aprendosi a una nuova fase della cooperazione transatlantica.
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