L’addio dell’Europa all’energia russa ha un prezzo e, secondo Mosca, è salatissimo: oltre un trilione di euro. A lanciare la stima è stato il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko, secondo cui la rottura dei rapporti economici e commerciali con Bruxelles ha causato una perdita colossale per l’Unione Europea, in termini di mancati profitti e rincari energetici.
Il volume degli scambi commerciali tra Russia e Unione Europea è crollato da 482 miliardi di dollari nel 2013 a poco meno di 70 miliardi nel 2023. Oggi, sostiene Grushko, i flussi sono praticamente vicini allo zero. Un divorzio che, da parte europea, è stato portato avanti nel nome dell’autonomia energetica e della risposta alle azioni militari russe, ma che si sta traducendo in un prezzo economico senza precedenti.
Sanzioni a raffica, energia più cara
La cocciutaggine di Bruxelles a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia è stata incrollabile, nonostante le pesanti conseguenze sul piano interno. La crisi energetica del 2022-2023 ha fatto impennare i costi per famiglie e imprese, senza però rallentare il percorso sanzionatorio della UE, che lo scorso 18 luglio ha varato il diciottesimo pacchetto di misure contro Mosca.
L’ultimo pacchetto colpisce duramente la cosiddetta shadow fleet, una flotta ombra di petroliere che permette alla Russia di aggirare le sanzioni. Inoltre, è stato abbassato il tetto massimo di prezzo per il greggio russo, da 60 a 47,60 dollari al barile. Anche le banche e i trader coinvolti nei traffici energetici con Mosca sono finiti nel mirino delle autorità europee.
I flussi di gas si prosciugano
Il gasdotto Nord Stream, un tempo colonna portante dell’approvvigionamento energetico tedesco, è ormai fuori gioco dopo il sabotaggio ucraino del 2022. Con l’inizio del 2025, anche il transito del gas russo attraverso l’Ucraina si è interrotto definitivamente, dopo che Kiev ha rifiutato di rinnovare l’accordo di transito con Gazprom.
Oggi, l’unico corridoio ancora attivo per il gas russo verso l’Europa è il TurkStream, che attraversa la Turchia e i Balcani. Ungheria e Slovacchia continuano ad attingere da questa fonte, mostrando come, nonostante le dichiarazioni ufficiali, la dipendenza da Mosca non sia ancora stata completamente superata.
Verso l’addio definitivo entro il 2027
L’Unione Europea ha comunque tracciato una rotta chiara: entro il 2027 cesseranno tutte le importazioni di gas russo. Un obiettivo ambizioso che richiederà la riconversione delle infrastrutture energetiche, l’intensificazione delle importazioni a caro prezzo da altri fornitori come Stati Uniti, Norvegia e Qatar, e un’accelerazione sugli investimenti nelle energie rinnovabili.
Ma resta un punto nodale. Nel rompere i legami con la Russia, l’Europa ha scelto un percorso politico che, almeno per ora, presenta un conto economico elevatissimo. La domanda che molti si pongono è se il futuro sarà in grado di compensare le perdite di oggi o se questo trilione di euro rappresenterà una cicatrice permanente nelle finanze del Vecchio Continente.
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