Chi li ha visti? Elementi rari in via di estinzione…

Minerali come il gallio e l’indio stanno già scarseggiando, mettendo a i rischio i nostri progressi tecnologici. Purtroppo, non sono i soli… ecco una panoramica degli elementi che rischiano di scomparire troppo presto.

Siamo ormai abituati a sentire parlare della scarsità di minerali e metalli, come il litio per esempio, che sono necessari per alimentare le tecnologie del futuro. Come molte abitudini, anche in questo caso la nostra percezione della gravità si affievolisce con il tempo, un po’ come accade con il problema del riscaldamento globale. A forza di sentirne parlare, in molte persone, prevale un’atteggiamento fatalista e di crescente disinteresse che però non sposta minimamente i termini del problema.

Alcuni di questi elementi rari, senza i quali telefoni cellulari, i lettori DVD, i televisori, tutte le telecomunicazioni a microonde e le auto senza conducente si fermerebbero, potrebbero scomparire per sempre dalla faccia della Terra. In altre parole, la quarta rivoluzione industriale rischia di rimanere a corto di carburante a causa della carenza degli elementi essenziali per alimentarla.

La promessa di un futuro high-tech che i governi di mezzo mondo e le aziende più innovative stanno facendo, non si potranno avverare se non potremo disporre di questi elementi rari.

Il Gallio doveva scomparire nel 2017

L’ American Chemical Society (ACS) ha classificato 62 elementi in base al loro rischio di carenza, considerando le implicazioni ambientali e la vulnerabilità del nostro sistema rispetto alla loro scomparsa. Da qui emergono i nomi di alcuni metalli, dai nomi sconosciuti ai non specialisti, che potrebbero mettere seriamente nei guai molte tecnologie: gallio, indio, afnio e selenio.

Uno studio del 2008 prediceva la scomparsa del gallio nel 2017 e un autore di fantascienza, Robert Silverberg, scriveva: “Tutto l’afnio e il gallio saranno scomparsi entro il 2017 e, dopo 20 anni, scomparirà lo zinco. Anche il rame è un elemento in via di estinzione, dal momento che la domanda mondiale sarà probabilmente superiore alla sua disponibilità entro la fine di questo secolo“.

Per fortuna, queste previsioni erano sbagliate e, agli inizi del 2018, questi elementi rari non sono ancora scomparsi, ma la loro disponibilità continua a rimanere critica e potrebbe creare grossissimi problemi allo sviluppo e alla diffusione delle nuove tecnologie.

concentrazione metalli
Concentrazione (parti per milione) di 44 elementi impiegati nei circuiti stampati

I rischi, evidenziati come detto dall’ACS, sono noti: uno di essi è il rischio ambientale causato dai processi di estrazione, come l’uso di mercurio tossico impiegato dai minatori artigianali. Oltre ad essere pratiche dannose per gli ecosistemi naturali, dipendono dai combustibili fossili che creano anidride carbonica e altre emissioni che contribuiscono ai cambiamenti climatici e a danneggiare la salute umana.

Un rischio sottostimato: la concentrazione geopolitica

Infine, esiste un rischio largamente sottostimato che riguarda quella che potremmo chiamare la concentrazione geopolitica. Anche metalli che hanno elevate riserve naturali, come l’oro o il platino, sono più abbondanti in posti come la Cina o l’Africa e scarsi altrove. Una concentrazione che può portare a problemi, come quando la guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo ha causato un significativa diminuzione delle forniture mondiali di cobalto, o come quando la stretta sulle esportazioni cinesi di terre rare ha portato all’impossibilità di produrre alcuni dispositivi tecnologici nelle quantità necessarie.

Lo sviluppo tecnologico e una parte importante dell’economia globale rischiano di restare a piedi ma, sorprendentemente, la cosa non sembra destare troppe preoccupazioni al di fuori di una ristretta cerchia di addetti ai lavori. Non ci resta che sperare di non dover mai dire “noi ve lo avevamo detto…

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