L’ultimo saluto al segreto bancario della Svizzera

Finisce un epoca per il segreto bancario svizzero ma, contemporaneamente, ne inizia un’altra dall’altra parte dell’oceano.

Correva l’anno 1713 quando il Comune di Ginevra ratificava la prima legge al mondo sul segreto bancario.

Ai banchieri veniva imposto il divieto di divulgare qualsiasi informazione sulle transazioni dei loro clienti, a meno di un permesso esplicito del Consiglio Cantonale. Più di due secoli dopo, nel 1934, la legge diventava nazionale e, in tutta la Svizzera, i banchieri che violavano il segreto bancario erano passibili di multe e di pene detentive fino a cinque anni.

Ma i tempi cambiano e anche la Svizzera, a seguito delle forti pressioni esercitate dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, ha rinunciato al suo tradizionale segreto bancario, almeno per quanto riguarda lo scambio di dati con le autorità fiscali estere. La Svizzera, insieme a più di 100 altri paesi, ha ratificato una convenzione che vanta il primato del più grande accordo fiscale internazionale mai negoziato.

La convenzione è entrata in vigore il 1 gennaio 2017 e la Svizzera sta ora raccogliendo informazioni sui depositanti nelle sue istituzioni finanziarie per condividerle nel 2018. La fine del segreto bancario del paese non arriva all’improvviso, dal momento che era stato preceduto da un trattato fiscale che per lo scambio di informazioni su richiesta delle autorità fiscali estere in grado di fornire la prova di evasione fiscale da parte di una persona o di un’azienda specifica.

La Svizzera sta ora raccogliendo informazioni sui depositanti nelle sue istituzioni finanziarie per condividerle nel 2018

Come era facile immaginare, il volume delle attività detenute negli istituti finanziari svizzeri ha subito un collasso: da oltre 700 miliardi di franchi nel 2006 a meno della metà a fine 2015. Con l’entrata in vigore dell’ultima convenzione è quasi certo che altro denaro abbandonerà il paese.

Ma la Svizzera è in buona compagnia di altri paesi tradizionalmente gelosi custodi del segreto bancario, che hanno ratificato la convenzione: Austria, BelizeIsole Cayman, LiechtensteinSt. Kitts & Nevis, Singapore e Uruguay. Panama ha firmato la convenzione nel 2016, ma non l’ha ancora ratificata.

Viene da chiedersi dove siano finiti tutti i soldi orfani del segreto bancario di tutti questi paesi. La risposta è decisamente sorprendente: un sacco di soldi stanno scorrendo negli Stati Uniti, il nuovo paradiso fiscale del mondo. Nel 2015 gli investimenti diretti esteri nel paese hanno raggiunto il record di 348 miliardi di dollari!

Negli Stati Uniti la maggior parte dei guadagni in conto capitale sono esenti da imposte, compresi tutti gli utili, ad eccezione di quelli associati ad attività nel paese. Anche i pagamenti di interessi da parte delle banche sono esenti da imposte per gli investitori esteri, così come gli interessi sui titoli di stato americani (“Il più grande Paradiso Fiscale del mondo: Manhattan“).

Come se non bastasse, l’IRS, l’ufficio delle imposte statunitense, non condivide informazioni con gli altri paesi sugli stranieri che investono negli Stati Uniti, a meno che non ci sia un accordo sullo scambio di informazioni fiscali (TIEA), nel qual caso i dati vengono trasmessi a richiesta e solo se ci sono tutte le indicazioni su cosa e dove cercare.

Il paese che ha condotto la guerra ai Paradisi Fiscali con maggior veemenza, si scopre essere diventato il più grande paradiso fiscale del mondo. Verrebbe da pensare che l’obbiettivo non fosse quello di distruggere i paradisi fiscali ma, semplicemente, di togliere di mezzo scomodi concorrenti.

METALLIRARI.COM © SOME RIGHTS RESERVED