Thailandia, la leggendaria terra dell’oro

L’antica e leggendaria tradizione della Thailandia nell’estrazione di oro potrebbe essere giunta alla fine proprio quest’anno, dopo la decisione della giunta militare di vietare l’estrazione aurifera per i danni provocati dall’uso dell’arsenico nei processi produttivi.

La Thailandia è un paese assai popolare tra i turisti di quasi tutto il mondo, che hanno imparato a conoscerne le incantevoli bellezze naturali, dalle spiagge incontaminate alle foreste vergini.

Al contrario, per quanto riguarda le sue risorse naturali e le ricchezze del suo sottosuolo, non sono in molti a poter dire di conoscerla come meriterebbe.

Pochi sanno che l’oro, il principe delle ricchezze minerarie, in Thailandia ha una lunga storia e nel passato esistevano importanti miniere in tutto il paese. Gli indiani chiamavano la Thailandia la terra dell’oro (Suvannabhumi), mentre i cinesi usavano il nome Jin Lin, che significa penisola d’oro.

L’amore dei thailandesi per il metallo giallo

Nell’antichità il nome del paese era Siam, che in sanscrito significa oro. Inoltre, secondo le più antiche tradizioni, il primo contatto che i thailandesi ebbero con il mondo esterno fu per commerciare oro.

Di questa antica tradizione è rimasto totalmente intatto l’amore dei thailandesi per il metallo giallo. Lo considerato non solo un metallo prezioso ed un investimento sicuro, ma qualcosa di profondamente connesso con la religione del Buddha, come testimoniano la letteratura e numerosi manufatti e oggetti religiosi, il più famoso dei quali è il Buddha d’oro, la più grande statua in oro massiccio del mondo e uno dei tesori più preziosi della Thailandia e del buddhismo.

Anche se il settore minerario aurifero non riveste la stessa importanza che in passato a causa dell’esaurimento delle miniere, non si può certo dire che il metallo giallo non sia significativo per l’economia del paese. Infatti, l‘esportazione di gioielli è al secondo posto tra le vendite del paese e, naturalmente, l’oro gioca un ruolo molto importante in questo settore. I gioielli thailandesi finiscono per la maggior parte in Giappone, Stati Uniti e Hong Kong,per un totale di circa 100 miliardi di bath all’anno. Una cifra che colloca la Thailandia al secondo posto tra i più importanti esportatori di gioielli d’oro del mondo.

Importazioni per 100 tonnellate di oro ogni anno

Sul fronte delle importazioni, ogni anno vengono importate circa 100 tonnellate di oro, che nei periodi di boom economico possono raggiungere anche le 150 tonnellate. Il 20-30% di queste importazioni vengono riesportate.

Inoltre, cosa di cui non tengono conto le statistiche ufficiali, una grande quantità di oro viene contrabbandata fuori dal paese ogni anno per evitare le tasse.

Ma non tutte le miniere d’oro del paese si sono esaurite. La miniera di Chatree, a 280 chilometri a nord della capitale Bangkok, attiva dal 2001 e in concessione alla Akara Mining, una consociata dell’australiana Kingsgate Consolidated, lo scorso hanno ha prodotto quasi 4 tonnellate di oro. Inoltre, molte famiglie thailandesi hanno aperto piccole miniere a conduzione familiare nella zona.

A maggio di quest’anno, il regime militare della Thailandia ha però ordinato l’arresto completo delle attività minerarie aurifere in tutto il paese. I militari temono i rischi per la salute pubblica, a causa dell’arsenico che sarebbe stato rilevato da test effettuati sugli abitanti della zona. A nulla sono valse le rimostranze della Kingsgate Consolidated che afferma di non avere mai usato arsenico nei propri processi produttivi.

Il 2016 metterà la parola fine alla secolare storia mineraria aurifera della Thailandia? I militari sembrano decisi a non tornare sui propri passi.

Tuttavia, qualcuno dubita che non possano riconsiderare l’intera faccenda, dato che la miniera di Chatree è l’unica fonte di reddito per oltre 1.000 lavoratori thailandesi.

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