Terre rare in fondo all’oceano: un sogno che potrebbe diventare reale

Il sorprendente annuncio dei ricercatori giapponesi circa la scoperta di un immenso giacimento di terre rare in fondo all’oceano, potrebbe cambiare gli equilibri delle forniture di questi preziosi elementi nel lungo termine.

L’annuncio della scoperta di un grosso giacimento di terre rare (REE – Rare Earth Elements) proprio in fondo all’Oceano Pacifico, ha sollevato grande stupore e ha attirato l’attenzione internazionale sul Giappone, dove è stata fatta la scoperta.

Gli scienziati dell’agenzia Marine-Earth Science and Technology e l’università di Tokyo, sostengono che il deposito scoperto nei fondali circostanti l’isola di Minami-Tori-shima, all’interno delle acque territoriali giapponesi, può essere sfruttato con costi molto bassi e può produrre fanghi con una concentrazione di terre rare molto più alta rispetto a quanto attualmente estratto in Cina.

Secondo alcune stime, il giacimento che si trova a 5.700 metri sotto il livello del mare, può generare 6,8 milioni di tonnellate di terre rare che potrebbero soddisfare completamente la domanda giapponese per 230 anni. Una sola nave di materiale estratto, grazie all’alta concentrazione di terre rare, potrebbe contribuire a soddisfare circa il 60% della domanda annuale del Giappone.

L’esplorazione sottomarina non dovrebbe avere impatti ambientali significativi, dal momento che la superficie interessata si estende orizzontalmente in zone assai vaste e quindi l’estrazione non dovrà penetrare in profondità. Per lo scopo è previsto l’impiego di una tecnologia completamente robotizzata.

Questa scoperta non è l’unico tentativo del Giappone di esplorare nuovi territori alla ricerca di terre rare, risorse vitali per la propria industria. Inoltre, con Europa e Stati Uniti, ha dato vita ad un’alleanza che tramite l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) si prefigge di combattere le restrittive politiche di esportazione di terre rare del governo cinese.

Il Giappone vuole ridurre la propria dipendenza dalle forniture cinesi, anche perché le nuove politiche di esportazione della Cina hanno lo scopo di costringere le imprese che necessitano di terre rare a produrre all’interno del paese, per riuscire a sottrargli preziose tecnologie.

La nuova scoperta di un giacimento nell’Oceano Pacifico, riveste sicuramente una grande importanza per la diversificazione, nel lungo termine, delle forniture di terre rare per il Giappone. Ma molti investitori si domandano quanto sia fattibile un progetto subacqueo a grandi profondità, dal momento che la tecnologie attuali consentono all’industria petrolifera di lavorare ad una profondità massima di 3.000 metri. Di certo saranno necessari almeno altri due anni di esplorazioni per la conferma della fattibilità economica per lo sfruttamento del giacimento.

L’importanza delle terre rare è stato recentemente evidenziato anche dal Dipartimento della Difesa americano. La pubblicazione annuale del rapporto “Strategic and Critical Materials 2013″, annuncia che il governo degli Stati Uniti accumulerà terre rare pesanti (HREE – Heavy Rare Earth Elements) per un valore di 120 milioni di dollari e creerà una struttura preposta a ridurre la dipendenza dalle forniture di terre rare dalla Cina.

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