Svalutazione monetaria del 50% in Venezuela

La drammatica svalutazione nel principale paese produttore di petrolio del Sud America, sembra una conseguenza della svalutazione nascosta in corso negli Stati Uniti.

Il Venezuela ha deciso di svalutare la propria moneta di quasi il 50 percento. Il Bolivar, la moneta venezuelana, è passato da un cambio ufficiale con il dollaro di 4,3 ad un cambio di 6,3.

Molti osservatori giudicano questa decisione del governo venezuelano come l’ultima azione nella guerra valutaria in corso in tutte le economie mondiali, con l’obbiettivo di aumentare la competitività delle esportazioni del paese.

La decisione è stata certamente una conseguenza della svalutazione sotterranea del dollaro americano, causata dalle imponenti immissioni di liquidità della Federal Reserve americana (FED) per dare ossigeno al sistema finanziario in difficoltà e per ridare competitività ai prodotti made in USA. Come già avvenuto in altre occasioni del genere, un modo per scaricare sul resto del mondo i problemi economici degli Stati Uniti.

Ma il Venezuela sembra avere anche un altro tipo di problema. Il paese sta vivendo una carenza di dollari americani, che sta rendendo sempre più difficile  il pagamento delle importazioni, con la conseguente carenza di numerosi prodotti di consumo, che vanno dai pannolini per bambini alle automobili.

Secondo fonti non ufficiali, nel corso dello scorso anno, il Bolivar venezuelano era scambiato sul mercato nero a 18,39 contro il dollaro americano.

Per la maggior parte degli analisti, la svalutazione della moneta, alleggerirà l’impatto del debito pubblico sulle finanze venezuelane ma farà sicuramente volare l’inflazione alle stelle.

La guerra valutaria mondiale in atto, combattuta a colpi di svalutazioni monetarie, sta coinvolgendo anche il Vecchio Continente.

Quali saranno le prossime mosse della Banca Centrale Europea (BCE) e come si comporteranno i governi d’Europa in questa guerra che promette di lasciare sul terreno molte vittime a causa dell’inflazione?

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