Si scrive Trump, ma si legge “volatilità sul mercato dei metalli”

Le promesse elettorali di Donald Trump, nelle sue nuove vesti di Presidente degli Stati Uniti, accendono la volatilità dei mercati dei metalli.

I prezzi dei metalli sui mercati internazionali sembrano saliti sull’otto-volante dal giorno della vittoria di Donald Trump.

Oscillazioni selvagge che qualcuno collega con gli impegni assunti in campagna elettorale dal neo-presidente americano per frenare le importazioni cinesi e per investire in infrastrutture nel paese.

I prezzi del rame al London Metal Exchange (LME) sono aumentati del 8,7% dal momento del risultato elettorale degli Stati Uniti, mentre l’alluminio e lo zinco sono aumentati rispettivamente del 2,7% e del 2,4%. Ma i prezzi della maggior parte dei dei metalli erano scesi quando è diventato chiaro che Trump avrebbe vinto, sull’incertezza delle sue posizioni politiche.

Tutte queste oscillazioni sottolineano l’incertezza che c’è su Trump e ciò che la sua agenda politica significherà per il mercato dei metalli.

A complicare le cose rimane il fatto che l’elezione di Trump coincide con un eccesso di offerta di metalli sul mercato globale

Alcuni analisti credono che, indipendentemente dalla spinta positiva che arriverà dalla costruzione di nuove infrastrutture, se le politiche di Trump avranno un impatto negativo sulle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti, come promesso in campagna elettorale, il settore dell’acciaio, del cemento e del solare ne risentiranno negativamente.

A complicare le cose rimane il fatto che l’elezione di Donald Trump coincide con un eccesso di offerta di metalli sul mercato globale. Negli ultimi mesi, i produttori cinesi hanno accelerato la produzione di metalli chiave come alluminio e acciaio. Trump ha promesso di imporre pesanti dazi sulle importazioni cinesi, di sostenere i produttori nazionali e di finanziare un boom delle infrastrutture. Una politica per tagliare fuori la Cina dagli Stati Uniti, cosa che porterebbe al riversamento della enorme produzione cinese su tutto il resto del mercato mondiale.

È del tutto improbabile che i produttori cinesi chiuderanno rapidamente il rubinetto della produzione e ciò metterà i prezzi dei metalli industriali sotto pressione. Ma non è chiaro se Trump taglierà fuori davvero dal mercato americano la Cina, visto che, fino ad ora, per il suo business di costruttore edile ha importato una considerevole quantità di metalli cinesi.

Gli Stati Uniti sono un mercato importante per la Cina, ma le importazioni statunitensi di acciaio cinese sono diminuite nel 2016 a circa 616 milioni di tonnellate nei primi tre trimestri dell’anno, meno della metà di quello che era stato importato durante tutto l’anno precedente (Platts Steel Data and Analysis).

Tanti dubbi e una sola certezza: i prezzi dei metalli rimarranno volatili, soprattutto in assenza di chiarezza sulle politiche di Trump. I traders scommettono che l’incertezza del mercato durerà a lungo visto le ambizioni e gli obbiettivi politici del nuovo presidente degli Stati Uniti.

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