Scoperto un giacimento di terre rare nell’oceano

Dal Giappone arriva la notizia circa la scoperta di un giacimento di terre rare, con un enorme potenziale per soddisfare la domanda giapponese di questi indispensabili metalli.

Dopo alcuni mesi dall’annuncio che una società americana sta progettando di estrarre terre rare dagli asteroidi, ricercatori giapponesi hanno confermato di aver trovato depositi di terre rare (REE) dislocati in un luogo altrettanto incredibile e inaccessibile.

Un team di ricercatori dell’università di Tokyo, sostiene di aver scoperto un deposito di terre rare di 6,8 milioni di tonnellate, in una zona vicino all’Isola di Minamitorishima, in una porzione di oceano sotto la sovranità giapponese.

La notizia della scoperta ha viaggiato velocemente, quando il direttore del team di ricercatori, il professor Yasuhiro Kato, ha detto ai giornalisti che il deposito di terre rare, che si trova 5.600 metri sotto il fondale marino, potrebbe ospitare abbastanza disprosio, utilizzato per esempio nei laser e nei sistemi di illuminazione, per soddisfare la domanda interna giapponese per i prossimi 400 anni. “Stimiamo che una superficie di appena un chilometro quadrato, potrebbe fornire un quinto del consumo attuale mondiale annuale di questi elementi” ha dichiarato Kato, come riporta il Wall Street Journal.

La difficoltà di estrarre minerali dal fondo del mare rappresenta un’ambiziosa sfida economica e logistica. Gli scienziati giapponesi, sostengono che il metodo di estrazione consisterebbe semplicemente nel pompare il materiale dal fondo dell’oceano e poi estrarre terre rare dal fango, ma molti osservatori non sembrano molto convinti. Le terre rare sono assai complicate e costose da produrre, al punto che lo sviluppo di depositi sottomarini non avrebbe un senso economico.

Anche se la maggior parte del mercato vede questo progetto di estrazione sottomarina come niente più che un sogno, ci sono alcuni che credono che la scoperta potrebbe portare ad un notevole aumento dell’offerta di terre rare. Secondo Nautilus Minerals, estrarre terre rare dal fondo dell’oceano non dovrebbe essere molto più complicato che estrarre petrolio tramite le piattaforme offshore o la posa di cavi sottomarini. Joe Dowling, un portavoce della società, ha sottolineato che il progressivo aumento di valore di terre rare sul mercato, potrebbe compensare i costi di una sfida come quella dell’estrazione sottomarina.

Affinchè questa scoperta possa avere un effetto sul mercato, il deposito dovrà essere in fase di produzione ed il prodotto vicino alla fase di commercializzazione, qualcosa che gli analisti del settore ritenengono non possa avvenire prima di alcuni decenni.

Resta il fatto che prima che questo progetto possa attirare seriamente l’attenzione degli investitori, si dovrà lavorare ancora molto. Un dirigente di una società canadese attiva nel settore, ha riassunto il sentimento del mercato dicendo: “Aspetterò i calamari giganti e i mostri preistorici che escono dai fondali marini prima di vedere uscire terre rare“.

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