Le più grandi riserve strategiche di petrolio del mondo

Le più grandi riserve strategiche di petrolio sono negli Stati Uniti che, in questo momento, stanno vendendo alla Cina, il secondo più grande detentore. E l’Italia?

Quando si verifica una crisi energetica, le riserve strategiche di petrolio di un paese sono il salvagente che mantiene a galla l’economia e che contribuiscono a mantenere la sicurezza nazionale.

Ecco perché sono così importanti anche se, in periodi di tranquillità energetica, non sollevano quasi mai l’attenzione dei mass-media.

Stati Uniti primi, Cina seconda

Il più grande detentore mondiale di riserve di greggio di emergenza sono gli Stati Uniti, che in questo momento ne stanno vendendo, qualcuno pensa svendendo, alla Cina. Quest’ultima è il secondo più grande detentore e, approfittando dei prezzi bassi del petrolio, sta rimpolpando le proprie scorte.

Con i prezzi al di sotto dei 50 dollari al barile, è un buon momento per comprare. Non era mai successo prima che la Cina acquistasse dagli Stati Uniti riserve strategiche di petrolio, pur essendo un acquisto di soli 550.000 barili.

La crisi dei prezzi del petrolio degli ultimi anni ha cambiato molti equilibri, ma soltanto gli Stati Uniti stanno vendendo. Questo dimostra che il boom del petrolio di scisto ha cambiato le dinamiche della politica americana di sicurezza energetica.

La Cina ha iniziato a stoccare petrolio relativamente tardi, nel 2007, ma la sua capacità è aumentata rapidamente. Tuttavia, mentre la maggior parte dei paesi riporta regolarmente i propri dati, i cinesi amano mantenere il segreto sulle proprie scorte. Per questo motivo, la maggior parte delle informazioni disponibili sono solo delle stime, abbastanza divergenti tra agenzia e agenzia che le effettua. Secondo una ricerca dello scorso anno degli analisti di JPMorgan Chase & Co., la Cina aveva raggiunto circa 400 milioni di barili, rispetto al suo obiettivo di 511 milioni di barili.

Il terzo maggiore detentore di riserve strategiche di oro nero è il Giappone con 324 milioni di barili, ritenuti sufficienti per affrontare un’eventuale crisi energetica. Alle sue spalle la Corea del Sud (146.000 milioni di barili) e la Spagna (120 milioni i barili), quest’ultima allineata alla politica energetica dell’Unione Europea che prevede di avere scorte sufficienti per 90 giorni di consumo medio domestico.

Scorte dell’Italia in linea con i paesi dell’Unione Europea

E l’ItaliaFrancia, Germania e Italia hanno un accordo di condivisione delle scorte strategiche, che permette loro di acquistare petrolio gli uni dagli altri in caso di emergenza. Inoltre, secondo quanto convenuto con l’Unione Europea, il nostro paese deve mantenere un livello minimo di scorte corrispondenti a 90 giorni di consumo interno.

In questo contesto, la maggior parte dei paesi industrializzati del mondo, ad eccezione degli Stati Uniti, sono impegnati a mantenere o ad incrementare le proprie riserve strategiche di petrolio. Il caso americano non è però frutto di incoscienza, quanto piuttosto della consapevolezza di aver quasi raggiunto un’indipendenza energetica che, secondo la EIA (Energy Information Administration), arriverà entro il 2026.

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