Quando l’economia cresce, cresce anche la fame di metallo?

Un recente studio mostra che crescita economica e la fame di metallo sono intrinsecamente legati. Una minaccia per la disponibilità di metalli critici e per le speranze di un futuro a basse emissioni di carbonio?

Si è sempre creduto che quando il PIL (Prodotto Interno Lordo) annuo di un paese raggiunge i 15.000 dollari pro-capite, i livelli di utilizzo di metallo raggiungano una specie di plafond, oltre il quale non vanno. Come a dire che il crescente benessere porta ad un migliore livello di efficienza delle risorse.

Ma un nuovo studio della Yale School of Forestry & Environmental Studies evidenzia come questa teoria non sia vera.

In un’analisi condotta su 43 grandi economie, nel periodo tra il 1995 e il 2015, i ricercatori hanno scoperto che il PIL rimane intrinsecamente legato all’uso di metallo anche quando cresce la ricchezza. La scoperta, pubblicate sulla rivista Nature Geoscience, mostra come un aumento dell’1% del PIL, aumenta la fame di metallo di una nazione addirittura dell’1,9% durante lo stesso anno.

Naturalmente, questo legame tra crescita economica e uso del metallo mette in pericolo l’accesso globale ai metalli e un futuro a basse emissioni di carbonio. La fame di metallo della nostra società include anche tutti i minerali metallici.

Gli investimenti provocano la fame di nuovo metallo

Il motore principale nel breve termine di questo fenomeno è rappresentato dagli investimenti. Infatti, le persone investono quando le cose stanno andando bene e disinvestono quando vedono arrivare una recessione. Se l’economia cresce rapidamente, c’è un aumento degli investimenti in costruzioni e nuovi macchinari. Al contrario, quando l’economia si contrae, l’utilizzo di metallo si riduce drammaticamente, probabilmente perché i consumatori ritardano gli acquisti importanti o limitano i consumi.

Lo studio rivela come gli investimenti contribuiscano all’uso di metallo quando cresce l’economia. Nei paesi in via di sviluppo, in Cina per esempio, lo sviluppo guidato dagli investimenti ha causato un intenso uso di metallo. Nei paesi sviluppati, come gli Stati Uniti, investimenti stabili o addirittura in diminuzione, hanno determinato il disaccoppiamento tra crescita economica e fame di metallo.

Riciclare per spezzare il legame tra crescita economica e consumo di nuovo metallo

Al di là dei mercati, che si attendono sempre una crescita dei consumi di metallo quando l’economia va bene, questo fenomeno non è sostenibile. Infatti, esistono molteplici problemi associati alla crescente domanda globale di metalli, comprese le conseguenze ambientali dell’estrazione e la carenza di metalli, soprattutto nel lungo termine.

Anche se i metalli sono, in teoria, infinitamente riciclabili, i processi di riciclaggio sono spesso ostacolati da fattori sociali, da tecnologie inadeguate, da prodotti mal progettati per essere riciclati e da mancanza di strutture di separazione e smistamento.

Certamente, se il riciclo di metallo aumentasse e si passasse a nuovi materiali, si potrebbe arrivare a disgiungere crescita economica e fame di nuovo metallo, con tutti i positivi impatti ambientali associati.

Purtroppo, i dati attuali suggeriscono che non è questa la tendenza attuale.

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