I prezzi dello stagno crescono mentre la produzione scende

Nelle ultime settimane lo stagno è salito sulle montagne russe a causa della riduzione della produzione in Cina e in Indonesia.

La preoccupazione per il fatto che le fonderie di stagno cinesi e indonesiane ridurranno la produzione, ha creato forti turbolenze sul mercato. Attualmente (6 settembre), il prezzo del metallo è a 17.050 dollari per tonnellata.

Il 3 settembre, al London Metal Exchange (LME), i prezzi dello stagno sono saliti di 410 dollari in una sola notte. Ma anche il giorno precedente si è assistito ad una straordinaria salita di 1.380 dollari in sole 48 ore.

Tuttavia, allargando lo sguardo sull’andamento dei prezzi di quest’anno, il valore dello stagno è ancora inferiore al massimo toccato a fine febbraio (21.900 dollari a tonnellata).

Mega riduzione della produzione cinese

L’attuale crescita dei prezzi del metallo ha coinciso con la conferenza Asia Tin Week della Tin Association, tenutasi in Cina dal 3 al 5 settembre. Non proprio una coincidenza quella dello strappo verso l’alto dei prezzi, quanto piuttosto la decisione delle principali fonderie cinesi di ridurre la produzione di 20.000 tonnellate.

Inoltre, anche l’indonesiana PT Timah, la più grande fonderia di stagno del paese e la seconda più grande del mondo, ha deciso di ridurre la sua produzione di oltre 10.000 tonnellate. Quando la società ha reso pubblica la sua decisione, il prezzo dei suoi titoli azionari è aumentato di ben il 17,43%.

Ma il futuro dello stagno appare incerto

Tornando alla Cina, la domanda di stagno è rallentata in linea con l’andamento negativo dell’economia e con le tensioni in corso per la guerra commerciale senza fine con gli Stati Uniti. A ciò si aggiunge una riduzione della quantità di minerale di stagno disponibile per le fonderie. In una simile situazione i produttori non avevano altra scelta che tagliare la produzione.

Guardando al futuro, gli osservatori di mercato rimangono cauti, preoccupati soprattutto che la disputa commerciale tra Pechino e Washington continuerà, con ripercussioni negative sul mercato dei metalli.

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