Oman, dove saggezza e lungimiranza sono di casa

In un Medio Oriente caratterizzato dall’instabilità geopolitica, esiste un paese sicuro e affidabile, che aspira a diventare la Svizzera della penisola arabica.

Schiacciato sul mare dal medioevale Yemen, dai luccicanti Emirati Arabi e dalla potente Arabia Saudita, con una superficie pressoché uguale a quella dell‘Italia, l’Oman è un paese anomalo nel burrascoso clima del Medio Oriente.

Vive di petrolio ma ha soltanto cinque miliardi di barili di riserve accertate. È un paese islamico ma tollera tutte le altre religioni. Il suo sultano, Qaboos bin Said al-Said, è l’impersonificazione del leader illuminato e generoso.

Sembra che, qualche volta, giri per le strade della capitale con l’auto scoperta, gettando banconote. Ma, a parte questa leggenda metropolitana, il sultano non ha preso nulla dai suoi vicini. Non conosce eccessi, ha carisma e autorevolezza e nulla a che fare con l’idea del sultano eccessivo e medioevale.

Quando il petrolio finirà…

L’incubo di Qaboos è che il petrolio finisca. Perciò, è da tempo alla ricerca di un modo per salvaguardare il futuro finanziario del paese. In un contesto mediorientale polarizzato geopoliticamente tra fazioni pro-saudite e pro-iraniane, l’Oman sta cercando di diventare un rifugio neutrale e sicuro nella regione, una specie di Svizzera della penisola arabica.

Oggettivamente, l’Oman ha un enorme vantaggio nel perseguire questa strategia, grazie alla sua posizione geografica. È lontano dallo Stretto di Hormuz, punto sensibile dal punto di vista politico, ha vaste coste sul Golfo dell’Oman e il Mar Arabico con accesso ai mercati dell’Asia Meridionale, dell’Asia Occidentale e dell’Africa, nonché a quelli del Medio Oriente.

Neutrale come la Svizzera

Inoltre, è stato molto attento a non schierarsi a fianco dell’Arabia Saudita, compresi gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait, ne tantomeno con i paesi filo-iraniani della regione, tra cui Iraq, Siria e Libano.

Il paese si è concentrato anche sull’obbiettivo di raggiungere la stabilità finanziaria. Per farlo, ha privilegiato lo sviluppo di prodotti a valore aggiunto nel settore petrolchimico piuttosto che vendere petrolio greggio non raffinato o esportare gas.

Nel frattempo, ha esteso le sue relazioni con la Cina, sia in termini di esportazioni di idrocarburi che di progetti infrastrutturali. Alla fine di gennaio, la produzione giornaliera di petrolio greggio e condensati dell’Oman era di circa 960.000, con una domanda cinese che rappresentava oltre l’85% di tutta questa produzione.

Un nuovo enorme parco industriale ma… niente sprechi

A Duqm, entro i prossimi 5-10 anni, sorgerà un enorme parco industriale dove le società cinesi potranno investire. Un mega-progetto che prevede industria pesante (calcestruzzo, vetro, metanolo, prodotti chimici, pneumatici, acciaio e alluminio), industria leggera (energia solare) e turismo.

Infine, non certo per importanza, verrà fatto ogni sforzo perché non ci siano spese folli o sprechi tipici di progetti grandi come questo. Il Financial Affairs and Energy Resources Council dell’Oman ha organizzato una commissione per studiare, controllare e ridurre la spesa pubblica. Non verranno tollerati aumenti di costi rispetto a quelli dichiarati a preventivo.

Peccato che un sultano così non ci sia anche in Italia

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