L’oro tedesco tornerà in Germania?

La Bundesbank ha deciso di controllare le proprie riserve d’oro custodite negli Stati Uniti. Potrebbe essere il primo passo prima di rimpatriare il metallo giallo in Germania.

La scorsa settimana un tribunale tedesco ha decretato che la banca centrale, la Bundesbank, dovrà procedere a controlli annuali e a ispezionare fisicamente le riserve d’oro tedesche custodite in varie parti del mondo, tra le quali la Federal Reserve Bank di New York, LondraParigi.

Fino ad oggi la Bundesbank si è affidata alle relazioni contabili delle proprie riserve all’estero e sembra che nessuno le abbia mai ispezionate. La Bundesbank ha messo in programma di far tornare subito 150 tonnellate di oro per cominciare un esame approfondito.

La Germania vanta riserve auree per circa 3.400 tonnellate, stando agli ultimi dati ufficiali disponibili. Ma quale motivo può mai spingere la banca centrale tedesca ad un comportamento che non ha precedenti? Quali sono gli obbiettivi di una simile mossa?

In realtà non ha nessuna importanza che la Federal Reserve Bank di New York abbia l’oro della banca centrale tedesca o che questo oro sia davvero della purezza dichiarata. Quello che importa è che queste riserve possano essere vendute, affittate o utilizzate come garanzia. Naturalmente, questa considerazione cade se la Germania volesse utilizzare queste riserve per produrre fisicamente, per esempio, gioielli.

L’oro del governo degli Stati Uniti è circondato dalla leggenda di un saccheggio che lo avrebbe visto poi sostituito con un’equivalente quantità di tungsteno verniciato

È anche vero che l’oro conservato dalla banca centrale americana è sempre stato circondato da una forte paranoia. L’oro del governo degli Stati Uniti, custodito presso il Bullion Depository  a Fort Knox fin dalla sua costruzione nel 1937, è circondato dalla leggenda di un saccheggio che lo avrebbe visto poi sostituito con un’equivalente quantità di tungsteno verniciato. Anche se il governo americano considera questa storia come una sciocchezza, cosa assai probabile, effettua regolarmente controlli sull’oro di Fort Knox, compreso il controllo di purezza su piccoli campioni.

Quindi, fino a quando l’oro tedesco non viene ispezionato o addirittura prelevato, non ha veramente importanza che il metallo ci sia. Quello che importa è il suo valore contabile, riconosciuto sia dalla banca centrale tedesca che dalla banca centrale americana. Ma se questo è vero, allora non possiamo neanche escludere che l’oro non ci sia veramente. E se così fosse, cosa ne sarebbe della fiducia dei mercati nell’affidabilità delle dichiarazioni della banche centrali? Da qualsiasi angolo si esamini la questione non sembra promettere nulla di buono.

Inoltre, qualche osservatore ha sollevato il dubbio che questa mossa tedesca sia solo il primo passo per avviare il rientro di tutte le riserve auree tedesche. A quale scopo? Forse i tedeschi riportano a casa l’oro prima di abbandonare l’euro. O forse riportano a casa l’oro per timori su un possibile crack del dollaro statunitense? Difficile dare una risposta a queste domande con i pochi dati di pubblico dominio forniti dalle banche centrali.

Per il momento possiamo soltanto immaginare quando un funzionario americano accompagnerà gli ispettori tedeschi a Fort Knox, 80 metri sotto il livello della strada e 50 metri sotto il livello del mare, cercando di spiegare che sui lingotti d’oro tedeschi non è incollata nessuna etichetta con il nome del proprietario ma i lingotti sono custoditi indistintamente e impilati l’uno sull’altro. Gli ispettori tedeschi si daranno pace per il disordine con cui è stato custodito l’oro per tutti questi anni?

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