Lo spionaggio cinese colpisce duramente Volkswagen

Il partner cinese della Volkswagen ha presumibilmente rubato i disegni del motore tedesco con un’operazione di spionaggio sistematica.

Il gigante automobilistico Volkswagen è stato vittima di spionaggio industriale in Cina, dove il suo partner locale, il gruppo cinese FAW, ha presumibilmente rubato i disegni del motore. Per diversi mesi FAW ha copiato motori del gruppo tedesco con un’operazione di spionaggio sistematica e pianificata, come riporta il quotidiano economico Handelsblatt. La FAW prevede di vendere il modello equipaggiato con il motore copiato in Russia, entrando direttamente in competizione con Skoda e Volkswagen. 

Secondo un manager di Volkswagen “è una catastrofe” dal momento che la Cina è il mercato più importante per le esportazioni della ditta tedesca, con 2,26 milioni di automobili vendute lo scorso anno. La Cina non consente a case automobilistiche straniere di costruire auto, se non in joint venture con partner cinesi che detengano la quota di maggioranza.

Il caso è emblematico di una visione occidentale miope nei confronti della Cina. I commentatori hanno sottolineato la scorrettezza, o meglio l’atto di pirateria, cinese verso un’azienda occidentale che viene derubata di una proprietà frutto di lunghi anni di ricerca, lavoro ed investimenti. Nessuno ha riflettuto sul fatto che ormai da anni le aziende occidentali hanno approfittato del basso costo del lavoro cinese e perciò hanno trasferito molti dei loro stabilimenti in Cina. Certamente le conseguenze a breve termine di una tale politica sono una riduzione dei costi e quindi maggiori profitti per gli azionisti. Tutti contenti allora? Fino ad oggi gli azionisti sono stati ben remunerati ma nessuno li ha avvisati che i cinesi stanno giocando una partita su tempi lunghi. La sete di denaro occidentale, questa volta, non ha portato buoni consigli: i cinesi non vogliono il denaro ma vogliono il controllo del sistema produttivo.

La Cina non persegue la massimizzazione degli utili delle proprie aziende, ma persegue il rafforzamento strategico, patrimoniale e commerciale del proprio sistema produttivo, grazie al quale potrà dominare l’economia mondiale. I cinesi hanno idee molto chiare sul funzionamento dell’economia reale! Uno degli strumenti che la Cina utilizza, è il controllo del mercato delle materie prime e di tutte quelle risorse indispensabili allo sviluppo economico di una nazione. Controllare le materie prime non ha un prezzo, come per l’occidente, allorquando ha abbandonato miniere e produzioni strategiche soltanto perché i prezzi di mercato non erano remunerativi. I cinesi hanno capito che possono controllare l’economia mondiale, accaparrandosi materie prime strategiche e così poter ricattare le nazioni occidentali e le loro aziende. Gli osservatori più attenti hanno battezzato questa politica della Cina con il nome “la politica del bastone“.

Il caso della Volkswagen è soltanto una conseguenza delle politiche miopi dell’occidente, che nei prossimi anni mostreranno tutte le loro conseguenze nefaste.

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