L’economia prova a sfidare la legge di gravità

Molti segnali, provenienti dagli Stati Uniti e dall’Asia, sembrano indicare l’arrivo di una recessione globale, ma la comunità finanziaria preferisce ignorarli.

Il mondo della fisica classica è governato da leggi molto precise, scoperte le quali è possibile prevedere le conseguenze e l’evoluzione di qualsiasi fenomeno. In economia, secondo alcuni teorici dovrebbe avvenire la stessa cosa, con la differenza che i fenomeni non avvengono in laboratorio e in condizioni controllate ma nel mercato globale. Quello che sta avvenendo in questi mesi sembra sfidare tutte le leggi della gravità, in campo economico.

I dati che sono arrivati dall’indice manifatturiero americano (ISM) sono a dir poco terribili. L’ISM misura in modo assai affidabili lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense e a maggio il valore è sceso a 48,8 contro i 52,3 della rilevazione precedente. L’ultima volta che scese sotto il livello di 50 fu a dicembre 2008, quando nel giro dei 12 mesi successivi sprofondò sotto il livello di 35, durante la recessione del 2009.

Il settore manifatturiero americano non è cresciuto durante i primi quattro mesi di quest’anno e evidenzia una debolezza del settore produttivo a livello mondiale. Nonostante i copiosi interventi delle banche centrali, gli indicatori provenienti dal settore produttivo, così come gli indicatori dei prezzi del minerale di ferro e dei prezzi del rame (“Rame in deficit, ma crescono le preoccupazioni per una contrazioni economica mondiale“), puntano in una sola direzione: verso il basso e non cambieranno la loro corsa fino ad un credit crush. Ma niente paura, qui in Italia il credit crush è già in corso, dal momento che si tratta di una restrizione sistematica e globale del credito, per cui le banche non prestano soldi a quasi nessuno.

Inoltre, alcuni pilastri della produzione mondiale stanno cominciando a vacillare. La produzione industriale coreana sta andando in territorio negativo. È ormai certo che i dati della crescita della produzione industriale in Cina a quasi il 10% all’anno, sono enormemente sopravvalutati. Secondo i dati dell’energia consumata, molto più veritieri ed affidabili, la crescita cinese mostra una crescita di solo il 3% all’anno.

Di conseguenza, prossimamente la Cina dovrà svalutare la propria moneta, anche per sostenere il deprezzamento dello yen giapponese, colpendo duramente la competitività di Stati Uniti e Germania, il pilastro dell’Europa.

Con una prossima recessione globale in arrivo, come è possibile capire e giustificare la crescita dei mercati finanziari? I mercati, presto o tardi, risponderanno a questa domanda anche se potrebbe non essere piacevole per molti investitori.

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