Le 4 facce del riscaldamento globale

Non tutti pensano che il riscaldamento globale sia un problema e, soprattutto, non tutti hanno le stesse ricette per affrontare il problema.

Anche se negli Stati Uniti è stato eletto a capo del paese Donald Trump, il problema del riscaldamento globale è rimasto invariato.

La maggior parte delle persone che vengono intervistate a riguardo, pensano che l’incombente crisi climatica sia una responsabilità del genere umano e ben 195 nazioni hanno firmato a dicembre gli accordi sul clima di Parigi per limitare le emissioni di anidride carbonica e contenere l’aumento delle temperature globali.

In questo contesto, risultano abbastanza contro corrente le dichiarazioni  della nuova amministrazione negli Stati Uniti circa il fatto che sia tutta una bufala, creata dalla comunità scientifica per danneggiare gli interessi delle compagnie petrolifere ed energetiche.

Tuttavia, anziché gridare allo scandalo, è più interessante esaminare le implicazioni economiche e politiche di un simile atteggiamento.

C’è chi pensa che stiamo vivendo un lungo ciclo di cambiamento geologico, non necessariamente causato dalle attività umane

Innanzitutto, come accennato, esiste una corrente di pensiero che imputa soprattutto ai combustibili fossili la responsabilità dell’aumento dei livelli di CO2. La comunità scientifica internazionale appartiene a questo schieramento, che possiamo definire la scuola di origine antropica dei cambiamenti climatici, cioè che ritiene l’attività umana principale responsabile del problema.

Di contro, c’è chi pensa che stiamo vivendo un lungo ciclo di cambiamento geologico, non necessariamente causato dalle attività umane. Anche in periodi geologici precedenti, le temperature globali sono aumentate e poi calate, con i ghiacciai che avanzavano e si ritiravano senza alcuna interferenza umana. Questo paradigma viene chiamato INOF (It’s Not Our FaultNon è Colpa Nostra) e annovera tra i suoi sostenitori molti dirigenti delle principali società energetiche.

Per completezza d’informazione, non si possono dimenticare i negazionisti, con posizioni oltranziste che ricordano quelle della Chiesa quando condannò Galileo Galilei per eresia. Provengono soprattutto dal settore minerario ed estrattivo ed esercitano una certa influenza politica, soprattutto in paesi come l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti.

Ciò detto, quasi tutti, negazionisti esclusi, sono d’accordo sul fatto che le temperature medie di tutto il mondo sono in aumento e che questo significa lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello dei mari.

Un aumento di 2 gradi della temperatura globale significa un aumento di 25 metri del livello del mare, cosa che ha un impatto significativo su un’alta percentuale della popolazione mondiale che risiede nelle zone costiere.

Anche se l’esistenza di urbanisti lungimiranti, a New York per esempio, che stanno lavorando prendendo in considerazione che il livello del mare crescerà, sembrerebbe dimostrare che il problema, nel breve termine, sia gestibile, anche se  con costi elevati. Tuttavia, nel lungo termine, è semplicemente ingestibile, dal momento che è possibile prepararsi ad un innalzamento del mare di qualche metro, ma non di 25 metri o forse più.

Qualcuno pensa che sia del tutto inutile prepararsi a fortificare le coste, ma sarebbe molto meglio prepararsi ad accogliere gli oceani e a rassegnarsi all’idea che città come New York diventeranno come Venezia intorno all’anno 2200.

In estrema sintesi, le ricette disponibili per affrontare il problema del riscaldamento globale sono quattro:

  • ridurre le attività umane responsabili dell’alterazione climatica;
  • intervenire per convivere al meglio con le conseguenze del riscaldamento globale, rinforzando e proteggendo tutti gli insediamenti costieri;
  • non fare nulla, poiché i cambiamenti del clima potrebbero portare anche dei benefici;
  • non fare nulla perché ormai é troppo tardi.

Per un imprenditore delle costruzioni come Donald Trump, la possibilità di avviare progetti grandiosi a protezione delle zone costiere minacciate dall’innalzamento dei livelli oceanici, potrebbe essere una opportunità irripetibile, tale da suggerirgli qualche aggiustamento delle sue posizioni politiche riguardo al riscaldamento globale.

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