La nuova guerra fredda di Putin comincia dall’uranio

Il predominio sul mercato dell’uranio permette di controllare una buona parte del mercato energetico mondiale. E la Russia ha scommesso che riuscirà nell’intento.

L’energia nucleare nel mondo, per la produzione di energia elettrica, riveste un ruolo centrale, soprattutto nei paesi più sviluppati.

Esistono 435 reattori nucleari,  ai quali se ne aggiungono 63 già in costruzione e altri 154 in fase di progettazione. Le nazioni più ricche del mondo producono energia da fonte nucleare, con l’eccezione dell’Italia che pur non producendone, ne importa grandi quantità dai paesi confinanti.

La materia prima indispensabile per il funzionamento dei reattori nucleari è l’uranio, che costituisce il carburante per far funzionare tutta la produzione mondiale di elettricità proveniente dal nucleare. Ma questa risorsa strategica non è distribuita uniformemente tra i paesi il cui destino energetico è legato al nucleare.

Stati Uniti e Unione Europea si riforniscono di uranio principalmente dalla Russia e dalla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).

La Russia, negli ultimi anni, ha scommesso sull’uranio, considerandolo un metallo strategico per il paese. Entro il 2020 produrrà 24.000 tonnellate di uranio, di cui circa 18.000 tonnellate prodotte in Russia, il resto in Kazakistan, Ucraina, Uzbekistan e Mongolia.

Ma oltre alla produzione diretta del metallo, rivestono una grande importanza i processi industriali necessari per la conversione di uranio grezzo, l’octaossido di triuranio, in qualcosa che possa essere utilizzato da una centrale nucleare, chiamato  esafluoruro di uranio. 

La Russia detiene circa un terzo della capacità di conversione di uranio grezzo in tutto il mondo e ha iniziato a costruire un nuovo impianto di conversione, le cui capacità sono sconosciute, che sarà pronto nel 2015.

Gli Stati Uniti, in questo momento, hanno una capacità di conversione uguale a zero. Infatti l’impianto di Metropolis, che possiede una capacità pari al 20% della capacità di conversione mondiale, è chiuso per manutenzione.

Anche l’arricchimento dell’uranio, l’ultimo processo necessario per poi poterlo impiegare in un reattore nucleare, è detenuto per il 40% dalla Russia.

Il regista della politica egemonica su una materia prima così importante come l’uranio, è il presidente russo Vladimir Putin, che sta monopolizzando la produzione del metallo, i processi di conversione e di arricchimento. Questo avrà conseguenze importanti in tutto il mondo.

Difficile immaginare come finirà questa storia in termini politici, economici e forse anche militari. Certamente alcuni grossi investitori hanno cominciato a fiutare l’affare e secondo osservatori bene informati, è già cominciata la caccia alle società direttamente interessate nel processo di espansione russo nel settore dell’uranio.

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