La FED termina di aiutare l’economia e getta l’oro nel baratro

Un’altra cattiva notizia per l’oro: la FED non stamperà più carta per aiutare l’economia americana. E le quotazioni del metallo giallo sprofondano.

La Federal Reserve americana (FED) ha annunciato la fine del suo programma di acquisto di titoli di stato, azzerando la domanda di oro come una copertura contro l’inflazione.

Il metallo giallo è prima scivolato del 1,4% a 1.212 dollari e ad oggi è arrivato a toccare i 1.168 dollari all’oncia, il livello più basso degli ultimi quattro anni.

Anche se rimangono le preoccupazioni per la crescita economica negli Stati Uniti, la FED ha tagliato il suo programma di stimolo all’economia (il cosiddetto Quantitative Easing) e non aumenterà i tassi di interesse tanto presto.

Naturalmente, come molti credono, se l’economia dovesse dare segnali negativi la FED tornerà sui suoi passi e riprenderà ad acquistare obbligazioni.

La FED spera che dopo questo primo passo, le imprese riescano a sostenere l’economia anche senza bisogno di stampare moneta.

Purtroppo, come abbiamo già visto in passato, rimane il rischio che l’economia non sia ancora pronta per camminare da sola. Nel 2010 e nel 2011, l’allentamento dei programmi di stimolo hanno portato ad una successiva ricaduta economica.

Secondo molti osservatori non bisogna farsi ingannare dal buon andamento dei mercati azionari, perchè in questo momento non stanno riflettendo ciò che la vera economia sottostante sta facendo. Gli indici azionari di Wall Street crescono mentre i posti di lavoro e la crescita economica scendono. Se l’economia avesse preso la strada giusta, dovremmo vedere i tassi di interesse almeno al 3%, invece sono a zero.

Per gli investitori in oro, negli ultimi tempi il mercato non si è comportato in alcun modo prevedibile. Storicamente, quando l’economia va bene, i prezzi dell’oro scendono, l’opposto di quello che sta avvenendo in questi mesi.

Certamente il dollaro americano che si sta rafforzando ha un peso negativo sulle quotazioni dell’oro e di tutte le materie prime.

Al contrario, le tensioni geopolitiche hanno l’effetto opposto sui metalli preziosi, che solitamente beneficiano di una maggior domanda di beni rifugio. Eppure, il metallo giallo sta scivolando sempre di più dai massimi raggiunti all’inizio di quest’anno.

Molti osservatori pensano che il mercato sia mascherato dal fatto che gli Stati Uniti sono in un periodo elettorale, infatti a novembre si terrà la tornata elettorale che, a metà del mandato del presidente, rinnova gran parte dei rappresentanti eletti nel paese. Soltanto dopo si potrà valutare se le fondamenta su cui si sta appoggiando l’economia sono solide.

Qualche analista ha ipotizzato che, una volta finite le elezioni, ci saranno indicazioni negative più chiare su ciò che sta accadendo all’economia americana e che le quotazioni dell’oro potranno raggiungere i 1.300 dollari entro la fine dell’anno. Una dose eccessiva di ottimismo?

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