Il gas naturale in Europa e il rischio di una grave carenza energetica

Le risorse europee di gas naturale non sono sufficienti a fronteggiare un eventuale interruzione delle forniture provenienti dalla Russia. Se nel breve termine non esistono strade alternative percorribili, per il futuro alcune aziende cercano nuovi depositi e giacimenti di gas naturale, soprattutto in Italia.

L’Europa acquista un quarto dei suoi consumi di gas naturale dalla Russia e, nonostante le recenti tensioni geopolitiche, l’agenzia di rating Fitch ritiene che questa dipendenza non cambierà per il prossimo futuro.

Qualsiasi tentativo di migliorare la sicurezza energetica riducendo la dipendenza europea dalla Russia, richiederebbe una significativa riduzione della domanda di gas oppure un grosso aumento di fonti di approvvigionamento alternative, ipotesi altamente improbabili.

Secondo Fitch, la ristrutturazione delle infrastrutture di gas naturale esistenti in Europa per renderla meno dipendente dalle poche fonti disponibili, costerebbe quasi 200 miliardi di euro.

Anche se  la International Energy Agency ha stimato che le riserve di gas di scisto dell’Europa ammontano a circa 13 miliardi di metri cubi, le leggi esistenti e l’opinione pubblica sono contrarie al fracking (“La tecnologia che sta trasformando il settore energetico mondiale: il fracking“).

L’Europa possiede alcune fonti di gas naturale, ma non sono sufficienti per intaccare la dipendenza dal gas russo. La Norvegia, i Paesi Bassi e il Regno Unito forniscono gas naturale al resto d’Europa, ma non ne producono abbastanza per aiutare il continente a raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia.

Qualcuno ha ipotizzato forniture di gas dagli Stati Uniti, ricchi di gas di scisto, ma le restrizioni all’esportazione e gli alti costi associati al trasporto non la rendono una strada percorribile.

Nel frattempo, le sanzioni contro la Russia hanno spinto gli analisti e gli investitori a temere che il paese possa bloccare le esportazioni di gas naturale verso l’Europa, generando una grave carenza di approvvigionamenti.

Questo è il quadro preoccupante che Fitch disegna, dimostrando che l’Europa non sarà in grado di sostituire il gas naturale russo se Putin deciderà di tagliare fuori l’Europa. Nel breve termine, l’Europa non ha modo di diversificare le sue importazioni di gas.

Nonostante le difficoltà legate alla riduzione della dipendenza europea dal gas naturale russo, ci sono alcune aziende che stanno facendo del loro meglio per provarci.

Nei paesi europei che non hanno divieti di estrazione di gas naturale o norme troppo rigide, alcune aziende hanno presentato la domanda per iniziare i lavori di esplorazione per arrivare alla  produzione di gas naturale. Come principale protagonista di queste nuove estrazioni ed esplorazioni troviamo proprio l’Italia.

  • La Total ha progetti di estrazione in Danimarca e nel Regno Unito per lo shale gas.
  • La BRS Resources, con una partecipazione del 25% in AleAnna Resources, una società di esplorazione e produzione con sede in Italia, agisce come partner operativo. Attualmente, AleAnna ha 12 permessi esplorativi nella Pianura Padana e nei bacini del Bradano (Basilicata), per l’esplorazione di gas naturale. Presto AleAnna potrebbe avviare il suo primo impianto per produzione di gas a Gradizza (Emilia-Romagna).
  • La Sound Oil, società inglese specializzata nell’esplorazione di petrolio e gas, ha focalizzato le sua attività in Italia. Attualmente sta sviluppando un progetto di perforazioni a Badile (Piemonte) che terminerà entro la fine dell’anno in corso e in seguito passerà alla realizzazione di pozzi estrattivi a Zibido (Lombardia).

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