Gli analisti del petrolio sono tutti ciarlatani?

La reputazione degli analisti del petrolio è ai minimi storici, intaccata più volte da un mercato che si è mosso con logiche impreviste e inaspettate.

Sono stati anni duri per chi si occupa di prevedere i prezzi del petrolio.

Il drammatico crollo del 2014 è arrivato inaspettato mentre tutti guardavano con sorpresa il barile di petrolio che colava a picco, da più di 100 dollari a meno di 30.

Dopodiché, gli analisti si attendevano che la catena di fallimenti delle aziende di shale-oil negli Stati Uniti avrebbero riequilibrato l’offerta e spinto subito i prezzi verso l’alto.

In realtà, i prezzi sono rimasti a lungo sul pavimento. Solo quando tutti pensavano che la stagnazione sarebbe durata anni, il petrolio è schizzato sopra i 50 dollari dopo l’annuncio che l’OPEC e la Russia intendevano tagliare la produzione.

La realtà di mercato diventa sempre più complessa

Gli analisti del petrolio sono forse dei ciarlatani? Non proprio… piuttosto non sanno bene quello che fanno perché i fattori del mondo reale che impattano sui prezzi del petrolio sono sempre più complessi: la crescita economica, i tassi di interesse, l’andamento demografico globale e regionale e locale, la politica, le condizioni meteorologiche e così via. Come se non bastasse si aggiunge anche la speculazione finanziaria, che coinvolge piccoli e grandi investitori.

Chiaramente, tutto ciò rende le previsioni del prezzo del petrolio greggio eccezionalmente difficili, ma non inutili.

Grazie alle errate previsioni si sono capiti molti dei fattori che influenzano il prezzo del petrolio. Con la riconciliazione della previsione e del prezzo effettivo, si sono scoperte cose che prima non venivano prese in considerazione. Che questa maggiore comprensione di come si muove il petrolio non porti ad una maggiore precisione delle previsioni dei prezzi del greggio, è perché il mondo non sta fermo e continua ad aumentare la sua complessità.

Il rapporto bidirezionale tra crescita economica e domanda di energia

Prendiamo in esame, per esempio, la crescita economica globale. Il rapporto bidirezionale tra la crescita economica e la domanda di energia, e quindi la domanda di petrolio, è cosa ormai certa. Mentre le economie crescono, tendono ad utilizzare più energia. Al contrario, la disponibilità di energia a buon mercato consente alle economie di crescere. Per questo motivo, le previsioni di crescita economica globale sono anche previsioni di crescita della domanda di greggio.

Il fatto che la crescita economica globale sia stata costantemente sovrastimata durante gli ultimi anni, ha contribuito all’attuale eccesso di offerta. In pratica, l’industria del petrolio ha investito miliardi di dollari in previsione di una domanda che non si è mai concretizzata.

Acquista sempre più consensi tra gli economisti che, nel breve e nel medio termine, la crescita economica globale sarà inferiore a quella che il mondo ha visto nel periodo post seconda guerra mondiale. Ma c’è anche chi crede che questa sia un’ipotesi troppo ottimistica, con un rallentamento della crescita in Cina molto peggiore di quanto indicano le statistiche ufficiali e un debito globale a livelli record che incombe sul futuro  di tutta l’economia.

Insomma, nonostante le difficoltà di fare previsioni sul futuro dei prezzi del petrolio, è impossibile non vedere quanti siano i fattori che inducono al pessimismo.

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