Il coronavirus stravolge il commercio globale

Mentre il virus continua a diffondersi in tutto il mondo, le fabbriche chiudono e l’economia mondiale è sempre più stravolta.

Fin dall’inizio era chiaro che il coronavirus (COVID-19) avrebbe avuto un enorme impatto economico in Cina. Ma molti non pensavano che l’economia globale ne avrebbe sofferto più di tanto. Purtroppo, non è così…

Con le fabbriche ancora chiuse in molte aree della Cina, emerge in tutta chiarezza il peso dei componenti cinesi per le catene di approvvigionamento in tutto il sud-est asiatico e in Messico, dove i circuiti stampati cinesi vengono assemblati prima di essere spediti nelle fabbriche dell’Europa, degli Stati Uniti, del Giappone e della Corea.

5 milioni di aziende colpite dall’interruzione delle forniture

Secondo Dun & Bradstreet (D&B), si sono 5 milioni di aziende in tutto il mondo colpite dall’interruzione della catena di approvvigionamento, di cui 938 fanno parte di Fortune 1000.

Tra i settori più colpiti ci sono l’industria automobilistica, l’elettronica e la moda. Ma le chiusure cinesi hanno avuto un impatto anche sull’industria petrolifera globale, visto che la International Energy Agency ha previsto il primo calo trimestrale della domanda di petrolio in un decennio.

A Wall Street, gli analisti stimano la crescita del PIL cinese di quest’anno al 5,5%, contro la precedente stima del 6%. Ma JP Morgan dice che potrebbe essere inferiore al 5%.

Anche se la vera natura del COVID-19 non è nota, molti sperano che cominci una parabola discendente relativamente presto. Se così fosse la produzione cinese tornerà lentamente alla normalità entro la fine di marzo o aprile.

L’urgenza di riprendere le attività produttive

Adesso, Pechino si trova ad affrontare un difficile equilibrio tra i continui sforzi per contenere il coronavirus e l’urgente necessità di riprendere le attività produttive. Fino ad oggi, le interruzioni del trasporto aereo e della produzione hanno già distrutto le catene di approvvigionamento globali.

Per esempio, la casa automobilistica sudcoreana Hyundai è stata costretta a sospendere le attività nel suo complesso di Ulsan, il più grande impianto di produzione automobilistica del mondo, a causa della mancanza di pezzi di ricambio. Per lo stesso motivo anche Nissan ha chiuso uno dei suoi stabilimenti automobilistici giapponesi e, allo stesso modo, Fiat Chrysler chiuderà temporaneamente una delle sue fabbriche europee.

Anche il settore della moda sta vacillando. Infatti, dipende fortemente dalle fabbriche cinesi per i capi di abbigliamento completi e per i tessuti. La Cina è il maggiore esportatore di prodotti tessili al mondo e, secondo la Banca Mondiale, rappresenta il 38% del fatturato globale.

Un altro settore che soffre molto è quello dell’elettronica. Apple ha annunciato che non raggiungerà gli obbiettivi di fatturato per quest’anno e, dopo aver chiuso tutti i suoi negozi in Cina (adesso riaperti), ha da poco fatto lo stesso in tutto il mondo.

L’intero commercio globale ha cambiato faccia nel giro di poche settimane. Tornerà presto come prima? Gli esperti dicono di sì, ma i timori che il mondo non sarà più lo stesso dopo il COVID-19, per quanto irrazionali, trovano sempre più spazio nei pensieri delle persone.

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