Come si muoveranno i prezzi dell’alluminio nel 2019?

Come se la caverà l’alluminio nel 2019? Abbiamo raccolto tutte le opinioni degli esperti di mercato per il prossimo anno ed ecco quello che pensano…

Cominciamo con una domanda facile, facile: quale è stato il catalizzatore del mercato dell’alluminio nel 2018? Facile rispondere: la guerra commerciale tra USA e Cina.

Ma anche le sanzioni statunitensi nei confronti dei maggiori produttori hanno alimentato le preoccupazioni per le forniture di metallo negli ultimi 12 mesi. Con l’intensificarsi delle tensioni politiche, i prezzi dell’alluminio hanno raggiunto un picco pluriennale ma poi, la domanda che rallentava della Cina, li ha sgonfiati.

2018: un anno di dazi, sanzioni e guerra commerciale

L’anno appena trascorso è stato ricco di avvenimenti per il mercato dell’alluminio, ma i prezzi sono in gran parte diminuiti, ad eccezione di una breve parentesi nel secondo trimestre.

Come accennato, l’alluminio ha raggiunto un picco pluriennale nell’aprile dell’anno scorso, quando le sanzioni statunitensi contro la Rusal hanno fatto salire i prezzi. Come noto, la Rusal è uno dei maggiori produttori di alluminio in tutto il mondo e il più grande fornitore al di fuori della Cina.

Le sanzioni avevano l’obbiettivo di punire la Russia per l’invasione della Crimea e per gli interventi in Siria e in Ucraina. All’epoca, vennero coinvolte 12 società russe, compresa la Rusal. Tuttavia, l’entrata in vigore delle sanzioni è stata continuamente posticipata e il mercato ha cominciato a credere che la Rusal l’avrebbe fatta franca. Ancor oggi, le sanzioni non sono attive poiché, a fine dicembre, sono state posticipate ancora di un mese.

Inoltre, il rallentamento della crescita economica in Cina, peggiorato dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti, ha causato un indebolimento della domanda di alluminio, che ha spinto verso il basso i prezzi.

Sempre guardando al 2018, un’altra sorpresa è stata il taglio di produzione presso l’impianto di allumina Alunorte, della Norsk Hydro. Trattandosi della più grande raffineria di allumina del mondo, il mercato è andato in tilt e i consumatori sono entrati nel panico. Ad oggi, la società ha in programma di riavviare la piena produzione, anche se non c’è una scadenza precisa.

Deficit di alluminio in vista per il 2019

In termini di offerta, dopo anni di crescita a due cifre, la produzione in Cina sta perdendo forza. Allo stesso tempo, la dura posizione del governo cinese nei confronti di nuovi impianti non autorizzati ha rallentato lo sviluppo delle fonderie. Inoltre, anche gli smelter al di fuori della Cina hanno ridotto la produzione a causa dei prezzi elevati dell’allumina.

Per Wood Mackenzie, il 2018 registra un deficit di 1,3 milioni di tonnellate mentre, nel 2019, il deficit sarà di 1 milione di tonnellate.

Tuttavia, sarà la guerra commerciale tra USA e Cina, le due maggiori economie del mondo, a pesare molto sul commercio globale, giustificando le preoccupazioni di un rallentamento economico. Proprio gli sviluppi di questi fattori, nel breve termine, determineranno i prezzi dell’alluminio.

Parlando di numeri, secondo FocusEconomics, l’alluminio dovrebbe riprendersi nel 2019, anche se in modo limitato a causa dell’ampia offerta. Il prezzo medio per il prossimo anno sarà di 2.138 dollari per tonnellata. Ma c’è chi crede che (RBC Capital Market), nel primo trimestre, il prezzo medio sarà di 1.874 dollari. I più ottimisti (Deutsche Bank) prevedono invece 2.385 dollari.

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