Cina: paradiso per gli hedge funds, inferno per i consumatori

Quello che stanno facendo gli hedge funds sul mercato delle materie prime cinesi non fa presagire nulla di buono per i consumatori che, alla fine, dovranno pagare il conto per tutti.

Risolvete i vostri problemi diventando ricchi..“.

Se questa citazione non vi giunge nuova, di certo ricorderete il personaggio interpretato da Leonardo DiCaprio nel film The Wolf of Wall Street.

Una esagerazione di Hollywood, avrà pensato qualcuno, ma nel nostro mondo reale le cose stanno ancora peggio. Anche perché, quello che fanno quotidianamente gli hedge funds per manipolare i mercati, in ultima analisi, impattano sulla redditività di tutte le persone, ricche e povere.

Se negli Stati Uniti e in Europa esistono almeno delle norme rigorose per controllare le attività degli hedge funds, così non succede in altre parti del mondo dove i mercati sono in balia di questi moderni pirati della finanza.

Prendiamo il caso di quanto sta accadendo in Cina, con i mercati delle materie prime e di tutte le società ad esse collegate fortemente dipendenti dai prezzi che vengono spinti a livelli senza precedenti, sia verso l’alto che verso il basso dagli hedge funds cinesi.

Almeno cinque materie prime in Cina hanno guadagnato oltre il 50% dai loro minimi in poco più di due mesi

Quest’anno, almeno cinque materie prime in Cina hanno guadagnato oltre il 50% dai loro minimi in poco più di due mesi, guidate da un’azione coordinata degli hedge funds a cui, in seguito, si sono accodati i piccoli investitori. Questa esplosione di trading speculativo ha costretto il governo ad introdurre delle restrizioni sui margini di negoziazione e sulla leva finanziaria, con una conseguente discesa del mercato. Una manna per gli hedge funds che hanno subito azzannato il nuovo trend al ribasso.

Esemplare il caso del cemento armato, che ha perso in un solo mese il 28%, la sua peggior prestazione da quando hanno iniziato a scambiarlo nel 2009. Il minerale di ferro è crollato del 24%, mentre rame e oro hanno segnato il più grande calo mensile degli ultimi sei mesi.

Ma quello che è davvero preoccupante è che il cortocircuito del rame si è esteso ai titoli azionari di aziende da esso dipendenti come Glencore e Antofagasta.

Secondo il Financial Times, in Cina esistono 3.163 società private di gestione di fondi mobiliari con più di 62 miliardi di dollari in gestione. Operano durante le ore più tranquille sul COMEX e sul London Metal Exchange (LME), quando la liquidità è inferiore ed è più facile influenzare i prezzi. Inoltre, hanno accesso a informazioni riservate sul mercato cinese delle materie prime o, nella migliore delle ipotesi, attingono a statistiche in tempo reale accessibili a livello nazionale, ma non disponibili a livello globale.

Poco importa, potrebbe dire chi non conosce e non immagina quali siano le conseguenze di una speculazione così selvaggia. Conseguenze che, presto o tardi, arriveranno pesantemente addosso ai consumatori, costretti a pagare di più per il rame, lo zinco, il nichel, il ferro, etc, etc.

The Wolf of Wall Street è in realtà una saga, in cui l’ultimo episodio si intitolerà The Wolf of Shanghai. Cambiano i nomi dei protagonisti ma gli spettatori o, per meglio dire le vittime, sono sempre gli stessi: tutti noi.

METALLIRARI.COM cc SOME RIGHTS RESERVED