BMW si assicura le forniture di cobalto da Australia e Marocco

Le nuove forniture di cobalto verranno utilizzata nella prossima generazione di veicoli elettrici della casa automobilistica tedesca, nel 2020.

BMW cerca di mettersi al riparo dal rischio di problemi di fornitura di cobalto, uno degli elementi chiave nelle batterie al litio.

La casa automobilistica tedesca acquisterà il cobalto direttamente dalle miniere in Australia e in Marocco, garantendosi la fornitura di questa importante materia prima, in modo responsabile. In altre parole, non acquistandola da paesi che adottano pratiche minerarie calpestando i diritti umani (come avviene per esempio nella Repubblica Democratica del Congo). Il responsabile degli acquisti della BMW ha dichiarato che, almeno nel breve termine, non comprerà dalle miniere artigianali congolesi.

Metallo etico e sostenibile

Invece, la BMW acquisterà direttamente dalle miniere in Marocco e in Australia, tutte in linea con gli standard di sostenibilità e di rispetto delle leggi del lavoro adottati dall’azienda bavarese.

Riuscirsi ad assicurare forniture al di fuori della Repubblica Democratica del Congo non è così facile, visto che il paese africano produce oltre il 50% del cobalto mondiale. Circa il 20% del cobalto congolese viene estratto da minatori artigianali, che spesso utilizzano senza scrupoli il lavoro minorile.

Cobalto targato Glencore

Sarà Glencore il fornitore di cobalto della BMW, grazie alla sua miniera di Murrin Murrin, in Australia. Questa miniera, lo scorso anno, aveva prodotto 2.900 tonnellate di metallo. Una piccola quantità rispetto alle 38.400 tonnellate di cobalto prodotte dalla Glencore nella Repubblica Democratica del Congo.

Le nuove forniture di cobalto verranno utilizzate dalla BMW per la prossima generazione di veicoli elettrici, attesa per il 2020.

Poter accedere a forniture di cobalto che siano etiche e sostenibili è un problema sempre più sentito in tutto l’Occidente. Anche il London Metal Exchange (LME) ha recentemente lanciato un’iniziativa volta a garantire che tutti i marchi quotati in borsa, entro il 2022, rispettino le linee guida di approvvigionamento responsabile stabilite dall’OCSE.

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