Batterie agli ioni di sodio: l’ultima frontiera della ricerca avanzata

Ricercatori americani hanno dimostrato che usando grafene e molibdenite, è possibile produrre batterie agli ioni di sodio, dispositivi con un grosso potenziale commerciale.

L’attenzione della maggior parte del mondo scientifico che si occupa di nuovi materiali, è concentrato sul grafene, che conduce energia elettrica meglio del rame ed è impermeabile ai gas, oltre che 200 volte più forte e 6 volte più leggero dell’acciaio.

Ma molti non sanno che esiste un altro materiale in concorrenza con il grafene: il disolfuro di molibdeno, noto anche come molibdenite.

La molibdnenite potrebbe essere un materiale ideale per la produzione di transistor, anche perché è un materiale che si trova in natura (esistono giacimenti anche in Italia) e che può facilmente essere prodotto.

All’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) è già stato creato il primo chip con molibdenite e i ricercatori elvetici sembrano ottimisti sulla possibilità che possa essere impiegato al posto del tradizionale silicio.

Molibdenite e grafene possono insieme dare vita ad un nuovo materiale straordinariamente efficiente nell’immagazzinare atomi di sodio

Ma i ricercatori della Kansas State University (Stati Uniti) sono andati oltre, dimostrando che molibdenite e grafene possono insieme dare vita ad un nuovo materiale straordinariamente efficiente nell’immagazzinare atomi di sodio, diventando un efficiente collettore di corrente.

Il nuovo materiale può essere utilizzato come elettrodo negativo nelle batterie agli ioni di sodio, che sembrano una valida alternativa alle batterie agli ioni di litio, grazie ai bassissimi costi di approvvigionamento e alla disponibilità illimitata di sodio.

Fino ad ora, i materiali impiegati come elettrodi negativi nelle batterie agli ioni di sodio, presentavano l’inconveniente di gonfiarsi fino a 500 volte il loro volume, causando danni meccanici e la perdita di contatto elettrico con il collettore di corrente.

Il nuovo materiale a base di molibdenite, non presenta la stesso problema, offrendo invece una stabilità rispetto al peso totale dell’elettrodo.

I ricercatori della Kansas State University stanno adesso lavorando per arrivare alla commercializzazione della tecnologia.

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