Alluminio in deficit, ma i prezzi non salgono

Ormai sono mesi che i prezzi dell’alluminio oscillano di circa 50 dollari per tonnellata intorno alla media dei 1.900 dollari.

C’è grande incertezza su cosa succederà sul mercato dell’alluminio nel corso di quest’anno.

Gli ottimisti, come ING Bank, prevedono che i prezzi arriveranno a 2.250 dollari a causa di un’offerta limitata.

Ma cosa significa un’offerta limitata? Innanzitutto, è importante sapere che esistono 2 mercati dell’alluminio: uno è quello in Cina e l’altro è quello nel resto del mondo. Ma questi due mercati non vivono in universi paralleli, come accadeva in passato. Infatti, si incrociano per quanto riguarda i semilavorati.

La nuova chiave di lettura del mercato: le esportazioni cinesi di semilavorati

Le variazioni dei volumi delle esportazioni di semilavorati, ci dice molto sullo stato del mercato cinese e di quello globale.

Tra gennaio e novembre 2018, le esportazioni sono cresciute di oltre il 20% rispetto ad un anno prima, toccando 5,28 milioni di tonnellate. Una cifra che è quasi il doppio della produzione totale del più grande produttore mondiale al di fuori della Cina, la Rusal. Anche se gran parte della produzione della Rusal è alluminio primario e le esportazioni cinesi sono semilavorati, il confronto è assolutamente sensato. Infatti, tutti i semilavorati che inondano il Sud-Est asiatico e gli altri mercati deprimono la domanda locale di metallo primario.

Quindi, tirando le somme di tutto questo ragionamento, è vero che c’è un deficit di metallo primario al di fuori della Cina, ma è anche vero che i premi si sono indeboliti in Europa e in Asia, Giappone compreso. Gli afflussi di metallo nei magazzini LME (London Metal Exchange) crescono e i timori sul lato dell’offerta diminuiscono (la raffineria Alunorte di Norsk Hydro tornerà alla piena produzione nei prossimi mesi).

I prezzi dell’allumina sono scesi

Nel contempo, la Cina è passata dall’essere un importatore netto ad esportatore netto di allumina. Di conseguenza, i prezzi dell’allumina sono scesi dai massimi di 640 dollari per tonnellata a circa 370 dollari. Il rapporto tra il prezzo dell’allumina e dell’alluminio è sceso da un picco del 31% al 19%.

Tuttavia, anche a questi prezzi, secondo Alcoa, circa il 30-40% degli smelter mondiali sta perdendo soldi. Ciò spiega perché l’offerta di allumino primario si è stabilizzata negli ultimi sei mesi.

Insomma, in questo momento, non sembra giustificato alcun ottimismo, soprattutto se costruito sulle aspettative di una crescita del PIL a livello globale. Qualcosa che è totalmente avvolto nell’incertezza.

Al contrario, è certo che le esportazioni cinesi stanno crescendo, dal momento che il mercato cinese non riesce ad assorbire tutto questo tonnellaggio. E questo è un segnale decisamente preoccupante.

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