2017: l’anno del rimbalzo per l’uranio?

Nel 2016 i prezzi dell’uranio sono scesi al livello più basso degli ultimi 12 anni. Secondo gli esperti, il 2017 potrebbe essere l’anno dell’inizio del rimbalzo.

Il 2016 è stato, a memoria d’uomo, uno degli anni peggiori per l’industria dell’uranio, ed è molto difficile immaginare che il mercato possa andare peggio di così.

I prezzi sono arrivati a 18,75 dollari per libbra nel mese di ottobre, ai minimi di 12 anni, mentre la ripartenza dei reattori nucleari giapponesi dopo l’incidente di Fukushima (2011) è stata più lenta del previsto.

Insomma, il mercato sta attraversando una delle peggiori recessioni mai viste da decenni, con grande sorpresa di quasi tutti gli esperti del settore, che si attendevano una ripresa o, quanto meno, una stabilizzazione.

Anche se la domanda cinese di uranio dovrebbe raddoppiare di 9.800 tonnellate all’anno entro il 2020, il prezzo dell’uranio non sembra ancora risentirne. Nessun effetto, in termini di offerta, è stato ottenuto dalla decisione della Cameco, di sospendere la produzione della sua miniera di Rabbit Lake (Canada), la seconda più grande miniera occidentale.

Gli analisti pensano che i prezzi non cambieranno significativamente o, al massimo, avranno piccoli rialzi

Per il 2017, gli analisti pensano che i prezzi non cambieranno significativamente o, al massimo, avranno piccoli miglioramenti. Tuttavia, il rialzo dei tassi d’interesse del dollaro e l’aumento del fabbisogno globale di uranio, porteranno, prima o poi, ad un mercato la cui offerta non sarà in grado di soddisfare la domanda. Allora assisteremo a violenti rialzi dei prezzi.

Secondo FocusEconomics il prezzo medio dell’uranio verso la fine del 2017 sarà di 33 dollari per libbra.

Cameco prevede che la domanda di uranio aumenterà di 500 milioni di libbre nei prossimi 10 anni e Cantor Fitzgerald crede che fino all’80% di tutto il mercato dell’uranio rimarrà scoperto in termini di approvvigionamento entro il 2025.

Interessanti, come sempre, i dati della World Nuclear Association (WNA), dai quali emerge che sono 440 i reattori nucleari operativi in 31 paesi, mentre altri 60 sono in fase di costruzione. Naturalmente, ci vorrà tempo prima che i nuovi reattori abbiano un impatto sul mercato dell’uranio, ma è certo che contribuiranno in modo significativo alla futura domanda di metallo.

Quello dell’uranio è un mercato con una inerzia elevata, con trend che non cambiano all’improvviso ma, quando lo fanno, mantengono la direzione a lungo. Per gli esperti, questo momento dovrebbe arrivare entro i prossimi due anni e, naturalmente, c’è chi spera che i tori ricomincino a correre sul mercato già a partire dal 2017.

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